RICOMINCIO DA QUI

IL COMPITO DI ALE


Ieri Alessandra è tornata a casa con questa novità: "mamma, ho dato un calcio ad A. perchè mi ha offesa... non è la prima volta... mi esaspera...". L'ho rimproverata per la sua reazione, ma questa mattina sono andata a scuola per parlare con l'insegnante di lettere. In effetti, non è la prima volta che Ale mi racconta dei dispetti di questo A. Ho chiesto all'insegnante, riconoscendo i torti di mia figlia, di cercare di capire il perchè di questi atteggiamenti da parte di entrambi, per evitare problemi più seri in futuro. Ale mi ha raccontato, all'uscita da scuola, della bella ramanzina che l'insegnante ha fatto a tutta la classe, a cui ha assegnato questo compito a casa: "Parla di te, della tua classe e proponi una soluzione". Svolgimento:Sono consapevole di essere una ragazza con molti difetti: chiacchierona, orgogliosa, testarda. Si può dire tutto di me, ma non sono manesca, anche se purtroppo questa è l'impressione che ho dato ultimamente. Voglio precisare che è la prima volta che mi succede una cosa del genere e che mai in passato ho avuto questi comportamenti con alcuno. Lo ammetto, ho reagito male e "senza contare fino a dieci", ma sono stata esasperata da comportamenti che vanno avanti dai primi giorni di scuola. Non è bello veder volare la propria cancelleria fuori dalla finestra o usata per giocare a canestro col cestino della spazzatura; non è bello vedere la propria cartella presa a calci; non è bello vedere il proprio diario svolazzare da una parte all'altra dell'aula come un pallone da pallavolo. Ma non è tutto: non è bello che qualcuno usi la mia felpa come un asciugamani o dimentichi che ho un nome, chiamandomi con aggettivi poco educati. Forse, se fossi una persona taciturna e silenziosa, passerei inosservata, nessuno si accorgerebbe di me, lasciandomi in pace. Ma una fragorosa risata o un carattere esuberante non giustificano il comportamento di persone che, dopo quattro mesi di scuola, continuano a deludermi come il primo giorno. Se rifletto sulla mia classe, giungo ad una sola conclusione: troppi "figli di papà" e troppa immaturità, perchè purtroppo questo vuol dire crescere avendo tutto senza conoscere rinunce e sacrifici. Crediamo di essere grandi solo perchè siamo alle medie, ma facciamo i capricci come i bambini di prima elementare. Non dico di essere perfetta, lo so, ma ancora non abbiamo capito che cos'è l'amicizia, quella vera, quella dei grandi. Non abbiamo capito cosa vuol dire condividere il proprio materiale scolastico con gli altri, nè rivolgerci al compagno avendo rispetto per lui e per le sue cose. Io penso che, fino a quando non avremo capito questo, sarebbe il caso di lasciarci in pace l'un l'altro, evitando alleanze strategiche con pochi complici, ma soprattutto evitando litigi e ripicche. Per andare d'accordo con gli altri, bisogna avere rispetto e tollerare i difetti degli altri, ma per tutto questo ci vuole, appunto, quella maturità che non abbiamo. Insomma: cresciamo!