La Vita e La Morte

Moon.


E si fa sera. Stanchi, torniamo a casa, qualcuno è atteso, qualcun altro è solo. E si fa notte,il sonno non arriva, adagiati su quella sedia che da anni ci sorregge ore e giornate guardiamo fuori dalla finestra, vista terrestre che conosciamo in ogni dettaglio, sono le stelle ad esser sempre diverse. A luce spenta il bagliore della luna, fioco, entra nella nostra stanza, la luminosità degli occhi, incandescente, risplende nei suoi oceani di crateri. Ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli,
minuscoli puntini di un quadro colorato da sei miliardi di mani, osservati dalla luna, ci interroghiamo sul senso della nostra vita. Le mani poste a preghiera poggiano lievi sulla fronte, possibile che sia solo figlio del caos, di quel seme fra milioni che quasi trent’anni fa unì e raddoppiò il suo codice per far nascere me? Qual è lo scopo di un singolo puntino? Ho letto tanti occhi puntati alla luna, alcuni non si interrogano, vivono la quotidianità a bassa quota mossi dai venti della routine, altri sono sognatori, ma lo fanno di nascosto per paura di scoprirsi deboli. Ed ancora, occhi in corpi malati che supplicano Dio di poter assaporare ancora una volta l’odore dell’aria frizzante, occhi di chi è così disilluso dalla vita che non si aspetta più niente,seduto,attende con cinquant’anni di anticipo sotto la bandiera bianca della propria esistenza. Occhi, quanti occhi, a milioni vivono accontentandosi, come se il mondo fossero quelle quattro persone che hanno intorno e quella casa, quel luogo di lavoro, quel computer, quell’amante. Va tutto bene, è un volo sicuro, pochi scossoni, turbolenze minime…no…NO…non li voglio ottant’anni di volo charter, voglio costruire un aquilone a motore nucleare. Cosa racconteremo quando giovani menti in braccio a noi ci chiederanno di raccontar loro il mondo vissuto dai nostri capelli bianchi? Cosa penseremo quando saremo malati, quando non potremo più rialzarci, quanto non saranno più possibili i cinque continenti, la cascate del Niagara, il sorriso di un bambino africano, Capo Nord e la Terra del Fuoco. In quale luogo andrà la nostra mente nell’attimo prima che precederà la nostra morte, avremo dato un significato al miracolo dei nostri respiri? Miliardi di milioni di battiti cardiaci e gli unici che si ascoltano sono gli quegli ultimi concessi alla nostra anima, come un orologio d’orato vivremo ogni singolo,lento,ultimo impulso e ci odieremo perché sarà fioca la memoria di quando pompava a mille con forza di vita e lo lasciammo pulsare,solo, violento, senza muoverlo in nessuna direzione. La nostra immortalità vivrà nella progenie, la nostra Vita vivrà in quei colpi di scalpello talmente forti che potranno o rompere l’opera o renderla eterna.