Il Libero Pensiero

Una cura dimagrante ipercalorica per il San Nicola di Bari


La domanda che sorge spontanea è cosa ci sia dietro. Non era mai capitato, fino ad ora, di dover pensare ad una dieta ipercalorica per ridurre le dimensioni d’un corpo. Si tratta dello Stadio San Nicola di Bari, costruito nel 1987, su Progetto dell’architetto di fama mondiale Renzo Piano, per ospitare una semifinale del mondiale di calcio Italia ’90. L’amministrazione comunale s’è accorta che è troppo grande e che ha costi di gestione troppo alti e vorrebbe metterlo a dieta. Il san Nicola è uno stadio ancora nuovo, realizzato con tecnologie moderne, con ampi spazi e con una capienza di circa 60.000 posti. Una struttura sportiva, con ampie zone di parcheggio circostante, ben integrata in un ambiente di verde tipico rurale della campagna pugliese (prevalentemente alberi di ulivo), alternato da agiati spazi residenziali realizzati nel verde con un basso coefficiente edilizio. La collocazione gode di collegamenti agevoli con la rete viaria di grande comunicazione (uscita dell’autostrada e circonvallazione nord-sud di Bari) e comodamente raggiungibile da tutte le zone della città e della provincia. La zona dello Stadio, inoltre, del tutto al di fuori della viabilità tipicamente urbana, e quindi dal caos del traffico, è a ridosso di insediamenti residenziali con un’alta quotazione commerciale degli immobili. E’ facile pensare, pertanto, che la valorizzazione della zona possa influire pesantemente sulle quotazioni immobiliari fino ad ipotizzare una netta moltiplicazione del valore di mercato delle aree circostanti. Il San Nicola, alle soglie degli anni 90, è costato 100 miliardi di vecchie lire, ma ha lasciato in piedi pendenze per 18 milioni di Euro. Tanto è stato stabilito dal Tribunale di Bari, su istanza del consorzio Stadium che aveva chiamato in causa il Comune, per farsi riconoscere i maggiori costi dovuti alle varianti ed ai ritardi causati dall’Amministrazione, in un contenzioso che dura da oltre 20 anni. Il Comune di Bari ha allo studio, pare avanzato, un progetto per differenziare l’utilizzo dello Stadio e per ridurre la sua capienza da 60.000 a 40.000 posti. Le motivazioni addotte sono gli alti costi di gestione e lo scarso utilizzo della struttura (quasi esclusivamente le partite giocate in casa dalla squadra del Bari che, tra l’altro, il prossimo anno gareggerà nel campionato di serie B). L’idea è quella di spendere un centinaio di milioni di euro, ma si sa come vanno certe cose, si parte con cento e si finisce con lo spendere il doppio e, come è già capitato, col trascinarsi contenziosi che durano decenni. Così che ne possano trarre godimento anche gli studi legali, quasi sempre gli stessi, mentre a pagare il conto saranno sempre gli stessi contribuenti. Dalle anticipazioni dell’assessore comunale Elio Sannicandro ci è dato di sapere che è stato sottoposto al parere dell’Architetto Renzo Piano uno studio di fattibilità su un progetto di riutilizzazione della struttura, con la riconversione di alcune parti in edifici da adibire a Hotel (due a cinque stelle), a ristoranti (due), oltre ad un centro commerciale ed ad un parco giochi. Le modifiche sottrarranno all’attuale complesso, oltre ai 20.000 posti, anche l’utilizzo della pista di atletica. Per ridurre i costi per la manutenzione (ma sarà proprio così?) si pensa di spendere duecento volte tanto, ma si soddisfano gli appetiti dei palazzinari di Bari. Basterebbe informarsi su chi sono le imprese che hanno in atto lottizzazioni nei pressi dello Stadio per farsi un’idea, come non è difficile immaginare quali imprese realizzeranno e gestiranno le nuove opere. Le famiglie dei palazzinari di Bari sono tutte numerose, anche se è difficile pensare che siano anche bisognose. Hanno una caratteristica, però: non fanno mai la dieta. Vito Schepisida l' Occidentale