Il Libero Pensiero

Libano: responsabilità anche italiane


Tutto nasce dallo spessore politico che ha assunto Nasrallah ed il suo “partito di dio”. Spessore non per consenso democratico ed elettorale ma per implicito riconoscimento diplomatico. Questi attraverso il braccio militare Hezbollah, con azioni di terrorismo e provocazioni, ha condotto sul campo, per interposta persona, l’inizio della guerra di Iran e Siria ad Israele. Si è posto, in Libano come protagonista della gestione del territorio nazionale. Il Libano già martoriato da anni di guerra civile ed occupazione straniera, da trasformare ancora in fronte di guerra ed ospitare le basi del nuovo conflitto arabo israeliano, ovvero territorio che divenga nuova scena della guerra civile di tutti contro tutti. Con questi signori, in Libano, a Bierut, il nostro Ministro degli Esteri ha passeggiato a braccetto, dinanzi alle rovine dei bombardamenti israeliani. Per questi guerriglieri si sono chieste le forze di interposizione ONU, a cui i nostri militari stanno dando un cospicuo contributo di uomini e mezzi. Per salvaguardare la possibilità che ricostruiscano in piena tranquillità le basi di missili e le fortificazioni distrutte da Israele. L’assassinio del leader cristiano- maronita Gemayel è arrivato dopo un consistente braccio di ferro tra il premier Libanese Siniora ed Hezbollah. Un braccio di ferro fatto di ricatti ed imposizioni e che in sostanza mira alla caduta dell'attuale governo per sostituirlo con altro di più marcata matrice filosiriana. La Siria abbandonata l'occupazione di gran parte dei territori del Libano ne influisce la direzione politica. Quello di Gemayel è il quinto assassinio politico che ha insanguinato il libano da quando la Siria, in seguito all’omicidio nel febbraio del 2005 dell’ex premier cristiano-maronita Rafik Hariri, è stata obbligata dalla Comunità internazionale a lasciare il Libano . Per molti osservatori costituisce la conseguente azione di Damasco per mantenere il controllo politico della regione. Dell’ultimo omicidio, però, si sostiene anche che la matrice sia solo di Hezbollah: per porre Siniora dinanzi alla scelta tra nuovo governo o guerra civile. Nell’un caso e nell’altro i rischi della forza di interposizione Unifil sono grossissimi. L’obiettivo malcelato è la guerra ad Israele, ed ancor più inquietante, a questo punto, appare la dichiarazione del nostro ministro degli esteri D’alema in cui afferma che la forza internazionale di interposizione in Libano è “condizione per la stabilità del Libano ed anche per la sicurezza di Israele”. Inquietante tanto più che la Francia, attuale comando delle forze militari Unifil in Libano, prende le distanze da Damasco e l'accusa in modo diretto di essere mandante degli omicidi e di concorrere alla destabilizzazione del paese. La diplomazia italiana, distratta e accondiscendente con la Siria, troverà a scontrarsi con la diplomazia francese? Ed i nostri soldati in quei territori? Nel Parlamento Italiano prende corpo il dubbio se non sia per caso tempo di rivedere la politica estera italiana. Ad una intervista rilasciata a Mario Sechi l’ex ministro della difesa Antonio Martino alla domanda “Il ministro degli Esteri D'Alema ora ha paura di una svolta isolazionista negli Stati Uniti? Ha così risposto: "Mentre Ahmadinejad dichiara che vuole la distruzione dello Stato di Israele, mentre si rifiuta di rispettare la risoluzione Onu che gli impone di rinunciare al programma nucleare, D'Alema va a Teheran e proclama inalienabile il diritto dell'Iran al nucleare. Inalienabile! Che cosa avremmo pensato di qualcuno che negli anni Trenta fosse andato nella Germania nazista a proclamare che Hitler aveva il diritto inalienabile alle camere a gas? Non abbiamo mai avuto un ministro degli Esteri così impresentabile».Vito Schepisihttp://vitoschepisi.blogspot.com/