Il Libero Pensiero

Magistrati e separazione delle carriere


Se il Presidente della Repubblica aveva lanciato un appello di pacificazione e raccomandato la ricerca di “proposte condivise che tutelino l'autonomia e l'indipendenza della magistratura” la risposta di Mastella va da tutt’altra direzione.E’ quanto è avvenuto ad un convegno a Milano, organizzato dall’Unione delle Camere Penali. E dire che la traccia del convegno era: “Giudice e pubblico ministero. Due soggetti diversi nel processo, nell’ordinamento, nella Costituzione».Un traccia che prefigurava l’esigenza di garantire l’autonomia e la responsabilità delle parti in un processo penale.Solo la riflessione su quanto sia abnorme una situazione che vede, in un procedimento penale, contigue la parte giudicante e la parte inquirente, dovrebbe far gridare allo scandalo.Non è una questione politica, non c’entra a questo punto la necessità di supportare uno schieramento.Il grido d’allarme si vuole che sia trasversale.Un sistema così non può che dar l’impressione di una forma di gestione autoritaria della giustizia.E’ certamente un retaggio corporativo.E’ come se in un processo civile un avvocato di parte appartenga allo stesso ruolo del giudice.Come se l’uno e l’altro abbiano gli stessi organi di autogoverno e che partecipino insieme ad eleggerli, che abbiano la stessa associazione di categoria e che in essa concorrano insieme a nominarne i vertici.Quanti dubbi verrebbero alla controparte, soccombente nella causa, che non ci siano state anche silenti connivenze e quanti sul sospetto che non abbia influito lo spirito di corpo?E’ davvero impressionante sentire il ministro Mastella che dice: “nel mio programma non è prevista la separazione delle carriere”.E’ impressionante perché, se una evidente questione di emergenza ponga alla ribalta una situazione altrimenti insostenibile, non possiamo immaginare che un Ministro della Repubblica si rifaccia ad un programma.Verrebbe da chiederci ma questi ministri chi sono e cosa rappresentano? E’ la stessa domanda, anche se diversa nei termini, che si è posto il Procuratore della Repubblica di Larino (CB) Nicola Magrone:«una questione che non può avere risposte perché non inserita nel programma: ma quale programma? E soprattutto, il programma di chi?».Un ministro che annuncia con candore disarmante che non può esserci perché non la vuole l’Associazione Nazionale Magistrati, che è l’organo corporativo di rappresentanza sindacale dei magistrati, ci lascia molto perplessi.Si ha l’impressione che il Governo possa essere condizionato da un gruppo di cittadini vincitori di un concorso.La stessa cosa di un associazione tranvieri che stabilisca nella città il percorso dei mezzi pubblici, o di una associazione dei medici che stabilisca quali patologie curare, o una di ingegneri che decida su quali spazi costruire le case ovvero di geometri che voglia introdurre un nuovo metodo di misura che sostituisca il metro.Tutto questo a noi non sembrerebbe eccessivo?E perché non dovrebbe essere eccessiva la pretesa dei magistrati di regolare l’esercizio della giustizia che, è bene ricordarlo, la Costituzione vuole che sia esercitata in nome del popolo?Il Presidente delle Camere Penali a Milano replica al ministro e dice: “Il Governo segue le indicazioni dell’Anm, che è portatrice di una cultura autoritaria della giustizia».Un’affermazione grave e inquietante.Emerge l’impressione del consolidarsi di un regime in cui i poteri forti, e l’organo di gestione della Magistratura lo è, si arroccano a difesa di privilegi e potere, condizionando anche attraverso la gestione della giustizia l’esercizio del libero pensiero e della legalità nel Paese.Vito Schepisihttp://vitoschepisi.blogspot.com/