Il Libero Pensiero

La scuola in Italia non funziona


Non c’è niente di più facile che strumentalizzare gli studenti quando li si invita a far “sega” a scuola. Le difficoltà che sono state incontrate da ogni ministro della pubblica istruzione in Italia - di ogni colore politico - per attuare una riforma organica e seria della scuola, sono consistite sempre nella facilità con cui si riesce a strumentalizzare i giovani e spingerli verso la protesta.Se la reazione alle modifiche richieste coinvolge anche gli insegnanti e se i sindacati mobilitano gli iscritti e diffondono bollettini di guerra, strumentalizzando ora un passo, ora l’altro dei provvedimenti,  inserendo persino ipotesi strumentali che non esistono, diviene ancora più facile.Negli studenti si scatena la sindrome di Stoccolma, quando si trovano a supportare le proteste dei docenti: sono portati persino a solidarizzare con il “nemico”. Per lo studente, infatti, il docente è sempre, scherzosamente o meno, la controparte.Anche l’azione degli insegnanti molto spesso giova a facilitare il progressivo sfilacciarsi della funzione didattica e formativa della scuola. C’è nei docenti uno spirito conservatore che non agevola il coraggio di riprendere le redini dell’autorevolezza della loro funzione. Sembra che ci sia uno spirito di corpo che li spinge più a sottostare ad un ruolo di presenza passiva, che ad imporre comportamenti adeguati e dignitosi. Non c’è proprio bisogno di leggere i dati dell’OCSE per capire che in Italia la scuola non funziona! E’, persino, ridicolo leggere che il Ministro Gelmini, e coloro che sostengono la necessità della riforma della pubblica istruzione, partendo dal ripristino di strumenti di valutazione tradizionali e seri, siano accusati di sottrarsi al confronto con il personale della scuola. L’attuale pubblico servizio educativo è quello che si arrocca dietro la conservazione di strumenti e metodi già ritenuti di cinica ed irresponsabile insensibilità. La scuola di oggi ha la presunzione dell’autoreferenza e quella spocchia che deriva dallo status di insegnanti. Sono difetti che disperdono la sensazione della realtà, rendono endemiche le carenze del corpo docente e controproducenti le loro prestazioni.La gestione per certi versi burocratica e per altri sindacale della scuola italiana è il perfetto contrario della funzione educativa. Nelle scuole tutto è finalizzato, ad esempio, a trarre profitto  dalle attività e tutto senza il coinvolgimento, se non secondario, relativo e piuttosto indifferente, dei soggetti principali della istituzione scolastica. Si sposta così la centralità dagli studenti al personale. La funzione didattica si trasforma in “postificio” dove conta più il numero degli occupati che, appunto, le finalità dell’istituzione. Sarebbe necessario invece riqualificare la spesa e la qualità dell’istruzione, tenendo conto sia della finalità didattica che della qualificazione del personale, con un dignitoso trattamento economico ed un sistema premiante in funzione di comprovate capacità.Da qualche anno si è scatenata la corsa ai progetti che consente a chi li appronta ed a chi partecipa benefici economici, spesso anche esagerati, nella completa assenza della partecipazione degli studenti, cioè in assenza dei veri protagonisti della scuola. Non sono, infatti, i maestri, i professori, il personale, le forze del futuro che il sistema dell’insegnamento si prefigge di promuovere, ma sono invece quei giovani a cui si presta attenzione oggi solo  per strumentalizzarli. Nella scuola, come nel pubblico impiego, il personale (mi scuso per la generalizzazione - ndr) si prefigge due soli risultati: maggior guadagno e minor impegno. Si vuole un esempio? Dopo il provvedimento del Ministro Brunetta sulle assenze per malattie nel pubblico impiego, c’è stata la corsa ad informarsi su cosa si perde se ci si assenta per malattia e su come si possono  evitare le decurtazioni. La preoccupazione degli impiegati del pubblico impiego è stata quella di trovare, se possibile, il modo per aggirare l’ostacolo. Nelle scuole le segreterie sono state assalite dai docenti che si informavano. E non ci sarebbe da meravigliarsi  se si arrivasse ad ascoltare il disappunto degli studenti per le minori assenze dei loro docenti.Si parla di tagli. Ma come si possono nascondere le difficoltà economiche del Paese? I tagli sono necessari perché senza la riduzione della spesa non si può contenere la pressione fiscale e non si possono adottare provvedimenti di sostegno alle famiglie, al lavoro ed alle fasce più disagiate. Un’azione di governo responsabile ha così il dovere di tagliare gli sprechi, anche nella scuola.