Il Libero Pensiero

La par condicio applicata al pensiero


Finirà che chiederanno la “par condicio” anche per ciò che pensiamo!  Ciò che è strano, in Italia, è che si voglia fare tutto ciò che invece è stato proibito per legge, e che ciò che è stato, appunto, proibito debba essere anche ciò che, al contrario, ciascuno vorrebbe essere legittimato poi a fare. E si protesta perché, per il rispetto della legge, l’esercizio dello sdoppiamento della sua applicazione non venga consentito. A nulla vale eccepire che la legge l’abbiano reclamata proprio nella famiglia politica di coloro che vorrebbero disattenderla, ovvero applicarla a seconda dei casi.Si ha così il sospetto, non proprio vago, che ci sia una parte politica che vorrebbe proibire tutto ciò che non torni utile al proprio interesse, ma che nello stesso tempo vorrebbe che fosse consentito, solo per la propria parte, tutto ciò che, invece, sia proibito per gli altri. Si vorrebbero insomma delle leggi che, a seconda delle  circostanze, fossero applicate per i nemici e violate per gli amici. Ma se non riescono ad inventare leggi di questo tipo, si rifugiano in nervose giravolte e sceneggiate, come quella tra Travaglio e Santoro, con il primo che pretenderebbe, ad esempio per Annozero, una trasmissione in cui lui solo possa stabilire chi abbia il diritto di essere presente e di parlare. Su una rete televisiva del servizio pubblico, infatti, Travaglio pretenderebbe di poter leggere, senza interruzioni e repliche, il consueto bollettino delle procure e di insinuare, senza contraddittorio, le peggiori nefandezze verso la parte politica che detesta. Una sceneggiata tra i due in cui finisce che Santoro, che gli regge la coda, debba ricordargli  che per par condicio, nei periodi che precedono le elezioni, debba essere dato all’altra parte l’ugual tempo di parola. Cosa evidentemente strana per i due! Il tono è quello di additare la cosa come un metodo di democrazia e di pluralismo perverso, ma imposto. Il colpo da maestro del conduttore sta nella finta spocchia di  sostenere di poter far a meno della presenza in trasmissione del giornalista travagliato dai rigori della legge, se questi non è poi disposto a sottostare a questo obbligo (così bifolco) che favorisce Berlusconi. E’ delirio! Non si può spiegare diversamente: delirio di onnipotenza dei due. E’ roba da Minculpop! Si vorrebbe una doppia legge, dopo la presenza di una doppia morale. Spunta una doppiezza che è del tutto simile a quella della scuola di pensiero dell’infallibilità ideologica che, nell’Italia post fascista, aveva preso corpo con grande arroganza. In questa pretesa aleggia un concetto molto strano di democrazia e di pluralismo che ci ricorda anche il rapporto che c’è tra Di Pietro e la giustizia. Chissà perché!?A proposito di libertà e di comunicazione, il 3 ottobre dello scorso anno, è stata celebrata a Roma la più grande manifestazione dell’ipocrisia. Un evento da segnalare per il guinness dei primati. Una manifestazione per la libertà di stampa dai risvolti inverosimili e contraddittori. Una manifestazione, indetta dalla federazione della stampa, per lamentare pericoli per la libertà di informazione perché un leader politico, sentitosi diffamato, ha risposto con l’unico mezzo lecito che un cittadino ha a disposizione per difendersi dalla diffamazione a mezzo stampa: il ricorso alla carta bollata. Una manifestazione indetta contro il diritto!Sarebbe come dire che se si ricevesse una multa per divieto di sosta a Roma, mentre si è a Milano con la propria autovettura, e si facesse ricorso al giudice di pace per difendersi da ciò che si ritiene ingiusto, i vigili urbani di Roma si sentissero legittimati a scatenare una manifestazione di protesta contro l’arroganza di chi voglia far valere in modo civile le proprie ragioni. Non sarebbe solo un controsenso, ma una vera aberrazione della logica, un attentato  all’intelligenza ed al buonsenso.Una manifestazione indetta per lamentare l’esercizio di un diritto, sostenendo che rappresenti un tentativo di intimidazione è, al contrario, una forma di intimidazione. La manifestazione a Piazza del Popolo a Roma era, infatti, un’intimidazione: serviva ad alzare i toni in vista del voto in Europa su una mozione diffamatoria verso il nostro Paese, in cui si alludeva al bavaglio imposto dal Governo alla libertà di informazione. Ora si litiga sull’applicazione della “par condicio”. Una legge studiata e voluta per togliere spazio al grande comunicatore Berlusconi. Si sono accorti, però, che non impedisce di replicare alle calunnie e che ostacola l’uso della tv pubblica alla pari di una fossa di leoni addestrati a sbranare gli avversari-nemici politici. Si Suggerisce, in alternativa, la par condicio applicata al pensiero: una legge che imponga il divieto di pensare al deficit di democrazia, avvertito in Italia, per una sinistra immatura e con grosse lacune liberali. Vito Schepisi