Il Libero Pensiero

L'apologia del fallito


L’Italia è sempre il Paese in cui c’è chi si lamenta per la siccità, quando non piove, mentre invece c’è chi si lamenta per le calamità atmosferiche, quando piove. Niente va mai troppo bene. Sempre, invece, si dice che comunque vada male, anche quando ci sarebbero ragioni per pensare che invece possa andar bene. Non c’è meraviglia che regga. Neanche quando, ad esempio, si sente parlare di grande successo per  un fallimento o viceversa di fallimento per un grande successo.Sarebbe grandissimo, il nostro, come Paese, se non fosse per l’eccessiva presenza di gente che, nonostante più di un fallimento, si mostri sin troppo capace, tanto dal risultar d’essere solo un po’ troppo furba, e qualche volta anche un po’ eccessivamente truffaldina e bugiarda.In questa abitudine dei molti acrobati delle parole, di coloro che usano il dire in stridente contraddizione col fare, e di quelli che fanno a meno anche dal dire il vero, ed abitudinariamente si esimano anche dal fare, si finisce col perdere persino la bussola. In politica, ad esempio, non si capisce chi o dove o il quando delle cose, delle persone, dei partiti, né chi sia responsabile e di cosa, o perché. Nella confusione non si capisce mai la dimensione reale dei fatti. Si capisce solo che l’arte della parola, usata dai fantasiosi professionisti del niente, camuffa la realtà e stravolge la storia. E’ come quando si spacciano per pietre preziose i fondi delle bottiglie o per oro colato il vile metallo. La partita si gioca più sul metodo del far apparire, sui colpi di scena, sui colpi di teatro. E’ come una fiction, come un film, come un festival. Sculettano e si mostrano le soubrettes scollacciate, come nelle passerelle delle sfilate. Ci provano a vendere nuvole di fumo ed usano le istituzioni per il loro consumo. Richiamano il popolo alla guerra santa, demonizzano l’avversario, finiscono col mettere in pratica gli unici strumenti che hanno imparato bene ad usare: la chiacchiera, l’illusione, la calunnia ed il falso. Come è successo con Prodi al Governo, dal 2006 al 2008, quando si faceva  passare per grande successo politico ciò che era una macelleria sociale e per risanamento dei conti l’aumento della pressione fiscale. Il fallito è colui che attribuisce sempre ad altri le sue responsabilità. In politica il fallito parla sempre di battaglie vinte, mentre tutt’intorno la popolazione si lecca le ferite. Si spaccia così per vittoria anche lo spreco del danaro pubblico, in nome di un dichiarato impegno sociale, come è capitato a chi di recente ha pensato che il sociale dovesse consistere nell’anticipare di qualche mese l’esodo per la pensione a pochi lavoratori garantiti, a danno delle giovani generazioni, ovvero nel proteggere oltre il dovuto lo spreco di chi percepisce un salario pubblico, senza profondere impegno e, a volte, senza neanche l’impegno di recarsi al lavoro.E’ un fallito Vendola in Puglia. Lo dicono i numeri e le cronache degli ultimi tempi. Lo dice chi ha il buon senso di andare oltre le illusioni ed i richiami ideologici e fa un bilancio degli ultimi 5 anni. Resta un fallito a prescindere dalla cronaca giudiziaria e dalle responsabilità politiche di una gestione moralmente raccapricciante. Le cupole affaristiche e di controllo politico del territorio, finalizzate al rafforzamento elettorale, le pratiche clientelari, i ricatti sessuali, le infiltrazioni malavitose, i festini, il denaro pubblico sprecato nelle forniture sanitarie, costituiscono solo la cornice del quadro fallimentare di una complessiva gestione. Vendola resta un fallito ben oltre le ragioni del soffermarsi sullo squallido uso fatto della Istituzione pugliese.I partiti della sinistra, PD in testa, che oggi sostengono il Governatore pugliese uscente, fino a qualche settimana fa, volevano, invece, metterlo da parte. La sinistra voleva girar pagina, chiedeva l’accantonamento dei responsabili della passata gestione ritenendoli impresentabili. Anche se correo nel fallimento, il PD si preoccupava solo di correggere l’immagine fallimentare vigorosamente emersa. Ora con la classica doppiezza di sempre rimescola le carte. Ma, se non per il suo fallimento, perché allora il PD si ostinava a chiedere la discontinuità con la precedente gestione? Perché la base si è spaccata ed il partito si è accapigliato al suo interno? Perché il caso Puglia, per mesi, ha rappresentato un fatto politico di interesse nazionale sui più grandi quotidiani nazionali? Perché il PD si è trovato a dover scuotere le ambizioni e le responsabilità del sindaco di Bari Emiliano? Perché questi chiedeva una legge regionale a suo uso e consumo per farsi eleggere Presidente della Regione Puglia e restare Sindaco di Bari? Perché il PD ha dovuto accettare le primarie in Puglia, sacrificando l’immagine di Francesco Boccia, se non per recuperare le ragioni di una politica dall’apparenza più composta, più orientata alle soluzioni e più moderata?L’ostinazione di Vendola a volersi ricandidare ad ogni costo era fondata invece solo sulla sua certezza di aver lavorato bene nella Regione, ma il suo è stato solo un buon lavoro di consolidamento elettorale per la sua riconferma. Niente di più! Una grande rete capillare finalizzata al consenso personale. La sua emarginazione, per mano dei compagni di cordata, avrebbe invece esaltato il suo fallimento politico, con grave pregiudizio anche delle sue ambizioni nazionali. Vendola è un fallito che sa bene di esserlo, come bene lo sanno i suoi alleati che si sperticano oggi nell’apologia del fallito.Le ragioni stanno nei fatti, come sostiene il suo avversario del Pdl Rocco Palese: “Una Regione che sintetizza il peggio delle regioni guidate dal centrosinistra”. Ed i fatti sono: un miliardo di debiti nella sanità; aumento di Irap, Irpef e benzina per i pugliesi; il 63% dei Fas 2000-2006 non spesi; 500 milioni di risorse nazionali ed europee non spese; 2 miliardi in cassa non utilizzati (e ciò nonostante la crisi e le difficoltà delle piccole e medie imprese che si ripercuotono sui livelli occupazionali); i giovani costretti ad emigrare; promesse sui salari sociali fatte ai giovani nel 2005 non mantenute; uno stato comatoso del territorio. Insomma, un fallimento!Vito Schepisi