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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Una cura dimagrante iper...Dopo la tempesta si fa i... »

C'è chi dice no

Post n°404 pubblicato il 04 Luglio 2011 da a_tiv
 

“C’è chi dice no”, come canta Vasco Rossi, ma c’è anche chi dice si.
Se solo ci fermassimo un po’ a pensare, sarebbe difficile immaginare che esista una cosa al mondo in cui non ci sia chi si trova da una parte e chi, invece, dall’altra.
Succede soprattutto nelle democrazie liberali, quando è garantita la libertà di esprimersi. C’è, però, e per fortuna, chi non dice sempre si, anche nei paesi con regimi dispotici ed illiberali, dove spesso si teme che persino il pensiero sia posto agli arresti.
Il mondo civile adotta un sistema per impedire che gli individui siano sempre in conflitto tra loro. Adotta la democrazia. La democrazia è una scelta di metodo che ha carattere definitivo. Erga omnes. Non può valere qua e non là, oppure oggi si e domani no.
La democrazia è come una convenzione che l’individuo tacitamente accetta sin dalla nascita. Non può essere diversamente. Nel momento stesso in cui si nasce in Italia si è vincolati a quella Legge dei principi generali che si chiama Costituzione della Repubblica Italiana.
La Carta Costituzionale è l’atto fondante della democrazia italiana. Questa Legge fondamentale deve essere simbolicamente tutt’uno con il certificato di nascita, e assegna a ciascuno, in modo indistinto, sia i diritti, che i doveri. E solo la Legge può prevedere che ci siano figure rappresentative che abbiano più facoltà ovvero più responsabilità, in relazione delle funzioni ricoperte e solo per la loro durata.
E’ possibile anche dissentire e rappresentare pubblicamente il proprio dissenso, ma sempre rispettando le leggi. Il dissenso è legittimo e non può essere impedito, né limitato nel tempo, né mai, però, trasformato in impedimento all’esercizio del diritto di chi invece in modo prevalente ha espresso una scelta diversa.
Ciò che non è consentito dalla legge, perché fuoriesce dal metodo del confronto, e perché reca offesa agli stessi principi della convivenza civile, è la violenza.
Non è lecito il tentativo di imporre con la forza il proprio punto di vista, anche se largamente condiviso, ma che non sia, invece, prevalente. La democrazia, senza le leggi che ne prevedano l’esatto utilizzo, non funzionerebbe.
La stessa civiltà, che non è una dote genetica, ma è da intendersi come una ricerca inarrestabile, ha un bisogno indifferibile d’interventi di prevenzione e di richiami agli articoli del codice penale. Se il codice vale per imprimere tutte le scelte di civiltà, ancor più deve valere per far consolidare la democrazia.
Il sistema delle scelte si sostiene solo attraverso la legge. Non reggerebbe a lungo, infatti, senza rigore e senza irrorare le pene previste per chi commette reati.
I fatti accaduti in Val di Susa richiamano così responsabilità soggettive, ma anche quelle oggettive, e le une e le altre non possono restare prive di una severa risposta democratica.
Non si può consentire che le forze dell’ordine, chiamate a presidio dell’esercizio del diritto, per lo Stato, a fare le sue scelte strategiche, condivise in un ampio confronto democratico con gli organismi territoriali preposti, siano bersaglio di violenza e di offesa.
Non si può neanche consentire che ci sia chi faccia apologia di tanto evidenti reati. Pietre, bottiglie piene di ammoniaca, aggressioni fisiche, sono un pericolo per la vita e per l’integrità fisica delle persone. Possono provocare anche grandi lesioni e persino la morte.
Chi scatena e sostiene l’uso della violenza è contro la legge e deve essere, pertanto, chiamato a risponderne.
Vito Schepisi
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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