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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« L'Italia e il CongoMa le primarie del PD a ... »

2013 … 2014 … un Paese così, spaccato tra chi abusa e chi sopporta, non ha futuro

Post n°541 pubblicato il 31 Dicembre 2013 da a_tiv
 

Finisce il 2013 senza tanti rimpianti. E’ stato un anno orribile che ci lascia con la drammatica percezione del disastro italiano.
Sembrerà ovvio, ma il 2013 si è sviluppato come il naturale prosieguo del 2012. L’anno del bocconiano Monti era partito con l’idea di tagliare le spese e di rilanciare il mercato del lavoro e si è ritrovato, al contrario, per opportunismo, perché mal consigliato, per mancanza di coraggio, se non anche per i pressanti condizionamenti politici e sindacali, a fare le stesse cose che fanno tutti i politici: prendersela con i lavoratori e con la gente onesta.
Con il consueto ricorso alla leva fiscale, si è percorsa la strada meno efficace, se non addirittura più pericolosa, per risollevare il Paese.
Il 2013 è stato così figlio legittimo del 2012. Enrico Letta è apparso come un clone solo un po’ più smaliziato di Mario Monti, imbalsamato invece nella presunzione e nella sua supponenza cattedratica.
Qualche settimana fa tra le mie note ho ricordato l’aforisma di Churchill: "Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prosperosa, è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico".
Il 2013 è stato un anno in cui gli italiani hanno finalmente compreso che la nostra classe dirigente è inadeguata a risolvere la crisi del Paese. Le motivazioni sono negli interessi particolari, nell’ipocrisia, nelle convenienze politiche, nella furbizia e persino nell’ignoranza di chi fa politica per professione con lo scopo di occupare ruoli di potere e di mettere le mani su fonti di agiatezza personale. E se questo governo parla di riduzione della pressione fiscale, vantandosene, lo deve principalmente all’abbattimento dell’IMU sulla prima casa, cioè a Berlusconi che da questo governo, invece, ha preso le distanze.
Per il resto i dati parlano di 1,4 miliardi di nuove tasse nel 2013, di aumento della spesa pubblica e del debito sovrano che s’impenna.
Una Nazione libera, civile, occidentale, inserita in un circuito di collaborazioni e alleanze con stati che s’ispirano, per assetto sociale ed economico, all’economia di mercato, va in conflitto di coerenza con una realtà interna in cui il risparmio e gli investimenti sono diventati una colpa. Ne stanno facendo le spese chi ha pensato di costruirsi un futuro risparmiando ed investendo e pensando persino, così facendo, di sostenere la crescita del proprio Paese.
Una Nazione così non ha futuro.
Finisce un anno e, come d’abitudine, i buoni propositi indurrebbero a mettere da parte le recriminazioni perché, rimuginando sul passato non si perda il coraggio del nuovo. Questa volta, però, è più difficile farlo. Ci dicono che sarà l’anno della svolta, ma nessuno ci crede veramente. Le ragioni sono evidenti: non c’è alcun segnale che ci possa far sperare nel superamento della congiuntura e nel cambiamento di marcia.
Per onestà bisognerebbe dire che si va incontro ad ulteriori difficoltà, senza che sia veramente visibile un segnale di inversione di tendenza. La nuova segreteria del PD ci fa persino capire che sarà ancora la spesa pubblica a soddisfare gli appetiti della nuova classe dirigente che spinge e che è già pronta ad affacciarsi dai balconi del potere. L’ultimo decreto del 2013, inoltre, è pieno di “marchette” con le quali si tiene in piedi un governo che, visti i dati elettorali di 10 mesi fa, appare figlio illegittimo di un Parlamento che, assieme alla credibilità, ha perso anche la sua legittimità.
Tutte le Istituzioni dello Stato, lungi da rappresentare l’unità del Paese, nei fatti oggi non rappresentano più nessuno. Se si potesse scattare un’istantanea dell’Italia, questa ci mostrerebbe solo un Paese in frantumi, spaccato in due tra chi abusa e chi sopporta.
Vito Schepisi

 
Rispondi al commento:
a_tiv
a_tiv il 02/01/14 alle 11:14 via WEB
Grazie per gli auguri di Buon Anno che ricambio.
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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