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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Cari candidati parlateci di ideeRenzi ci dice che l’Ital... »

Una vera rivoluzione per Bari

Post n°545 pubblicato il 15 Aprile 2014 da a_tiv
 

Essere rivoluzionari non significa essere contro un sistema ma contro chi lo interpreta per il proprio uso. Non contro la nostra democrazia rappresentativa e contro le regole che ne sono il supporto - benché migliorabili attraverso un vero riformismo che si faccia interprete della dialettica delle cose - ma contro l’uso autoritario dei ruoli e contro la loro trasformazione in mezzi di conquista e di esercizio soggettivo o di fazione del potere.
Piero Gobetti nell’introduzione della sua “Rivoluzione liberale” sosteneva: “il fine più chiaro è di inserirci nella vita politica del nostro paese, di migliorarvi i costumi e le idee, intendendone i segreti; ma non pensiamo di raggiungerlo con un’opera di pedagogisti e di predicatori”. Prima che per gli atti amministrativi di dubbia efficacia, prima che per la politica dell’annuncio, sostituitasi via, via alla politica del fare, la nostra Città nei dieci anni trascorsi ha sofferto ancor più per una visione soggettiva, pedagogica e autoritaria dell’Ente amministrativo.
Indifferente al fallimento di una confusa strategia politica, qualora ce ne fosse mai stata una diversa dalla demolizione e demonizzazione di ciò che era stato fatto in passato, la guida amministrativa della Città si è concentrata solo sulla carriera politica del Sindaco. L’unico diversivo è stato l’annuncio dell’abbandono della politica, usato come minaccia.
Occorrerebbe a Bari un moto rivoluzionario che abbatta quel populismo perverso che dura da dieci anni e che ha diviso la Città trascinandola in acerbe contrapposizioni, spesso solo ideologiche. L’avversario è il consueto gusto alla contrapposizione, risoltasi con una serie di enunciazioni di scelte, realizzate solo in piccola parte e nella maniera peggiore possibile. In questa lotta al niente, Emiliano è apparso come un Re Mida all’incontrario: tutto ciò che ha toccato si è trasformato in cenere e fango.
Se Atene piange, Sparta non ride. Dall’altra parte l’idea di un segno di discontinuità doveva trovare un insieme compatto d’intelligenze che si ritrovasse attorno ad un programma di cose concrete, senza sbandieramenti ideologici e senza cappelli messi sulla sedia per rivendicare ruoli di parte. Una rivoluzione di metodi e intenti prima che di cambiamenti di rotta. Non si può chiedere di diventare sindaco di una città solo per ciò che si è fatto nella vita, e neanche perché per 10 anni si è stati all’opposizione. Non è sufficiente guardarsi allo specchio e dirsi quanto sono stato bravo o invocare, come se fosse un processo naturale, l’alternanza di sigle e partiti.
Bari necessita d’idee precise e di impegni su questioni vitali. La vera rivoluzione non è nell’antipartitismo ma nell’autonomia di pensiero. L’Associazione RinasciBari, ad esempio, questo bisogno l’ha sintetizzato con Seneca: “Primum vivere, deinde philosophari”. Prima che Renzi annunciasse la sua “lotta dura alla burocrazia”, due anni fa lo stesso concetto costituiva la base di un’idea per la nostra Città. Bari già avvertiva i sintomi di una preoccupante crisi della piccola e media impresa, con tutte le drammatiche conseguenze sui giovani e sulle famiglie.
Invece di trovare una coesione responsabile e invece di accantonare tutta la zavorra della retorica partitocratica, perché la discontinuità diventasse un percorso popolare con intendimenti precisi, Bari si è divisa in un farsesco numero di candidati sindaco. L’attenzione per la Città è passata dai programmi ai ruoli, e si gioca come nel passato tra furbizie e opacità. Come se in Italia e a Bari non stia succedendo niente.
Ciò che Emiliano non riesce a ottenere dal suo partito, l’ottiene dai suoi avversari. Il suo candidato sente il sapore della vittoria e, pur non avendo niente di cui sorridere, si sbellica dalle risate sui “Tafazzi” di Bari.
Vito Schepisi
pubblicato su EPolis Bari 15 aprile 2014

 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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