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ED IO NON POSSO ANDARE IN PENSIONE!!!!


L'Italia dalle pensioni d'oro Il Ministro Brunetta vuole alzare l'età pensionabile delle donne quando un commesso del Senato può ancora lasciare il lavoro a 52 anni con ben 8 mila euro lordi al mese per quindici mensilità  di RedazioneIl ministro Brunetta vuole mandare le donne in pensione a 65 anni come i loro golleghi maschi. Come se non bastasse, una volta raggiunta l'età pensionabile, la maggior parte delle italiane, ma anche degli italiani, non resta che uno "stipendio" da fame o quasi. Dettagli che "bruciano" se si pensa solo che a un commesso del Senato di 52 anni, che qualche giorno fa ha lasciato il posto di lavoro, andranno ben ottomila euro lordi al mese per quindici mensilità. Una pensione di tutto rispetto che però paghiamo in un certo senso noi tutti. Il bilancio di pre­visione 2009 approvato il 21 aprile dal Consiglio di Presi­denza di Palazzo Madama ha messo in evidenza come negli ultimi due anni i costi per pagare le pen­sioni sono letteralmente esplosi. Fra il 2007 e il 2009 sono passati da 77,8 a quasi 90 milioni, con un aumento del 14,3%.E non è tutto. Quest'anno la spesa per le sole pensioni "dirette" potrebbe sfiorerà gli 80 milioni. A conti fatti ogni dipendenti pensionato ha in tasca un vitalizio quindici volte e mezzo superiore a una pensione me­dia dell'Inps. Come se non bastasse le pen­sioni del Senato seguono la dinamica degli stipendi di pa­lazzo Madama. Non va meglio neanche alla Camera che quest'anno dovrà pagare tra pensioni dirette e di rever­sibilità per 191 milioni, circa 24 milioni in più rispetto al 2007.A far restare a bocca aperta non solo gli importi delle pensioni, conquistate poi ad un'età dignitosa, con una buona aspettativa di vita, ma anche la crescita delle spese registrate in questi ultimi anni da Camera e Senato per pagarle e che si può spiegare con la paura che presto, anche a causa della crisi economica che sta mettendo in ginocchio gli italiani, questi privi­legi possano finire. Qualche esempio? Al Senato chi è stato as­sunto prima del 1998 può an­cora oggi, nel 2009, andare in pensione a 50 anni di età, sia pure con una penalizzazione del 4,5%, a condizione che ab­bia raggiunto quota 109: la somma dell'età anagrafica, degli anni di contributi e del­l'anzianità di servizio al Sena­to. Con 53 anni di età e la stes­sa quota 109 la pensione (80% dell’ultimo stipendio) è assicurata senza alcuna pena­lizzazione. Senza poi contare che la loro pensione si calcola ancora col sistema retributivo puro e non con quello contributivo. Giusto? Quando finiranno questi privilegi?