famiglie in ascolto

il giovane ricco e l'autosufficienza


Quante volte avrò letto l'episodio del giovane ricco di domenica scorsa...eppure la settimana scorsa, facendo ascolto, l'ho sentito quanto mai vicino alla mia realtà di oggi. "Signore, cosa DEVO fare per avere la vita eterna?" Ecco, mi sono scoperto ancora una volta con le mani nella marmellata: quante volte ancora mi ritrovo a ragionare nell'ottica dell'autosufficienza, di chi si sente di DOVER fare per ottenere. Traslando la domanda del giovane ricco nella mia vita, le domande potrebbero essere: cosa DEVO fare per essere felice? per la mia realizzazione? Per garantirmi il mio futuro? E, tutto sommato, queste domande nascondono ancora il mio desiderio di poter bastare a me stesso.Ma nell'ultimo ascolto il Signore mi ha donato anche un momento di grazia. Al principio è emerso ancora una volta il senso di fatica che l'autosufficienza procura allo spirito attraverso quel "cosa devo fare": è  una zavorra che pesa sul cuore e si fa tanto più pressante quanto più si cerca di allontanarla con le proprie forze. Poi pian piano è emerso il desiderio sempre più nitido di mettere questo peso più grande di me nelle mani del Signore perchè fosse lui a prendersene cura. E così è stato! Non mi sono più chiesto cosa DOVEVO fare per liberarmi dal peso dell'autosufficienza, ma ho solo provato ad affidarla. E per davvero in quel momento mi sembrava quasi di percepire la voce dolce del Signore che mi invitava semplicemente ad abbandonarmi, a lasciare che fosse lui a portare quel carico per me, a non affannarmi per il mio futuro. "Nulla è impossibile presso Dio": fare esperienza della mia incapacità di contrastare l'avversario, della paura di morire a me stesso e alla mia autosufficienza, è diventato non più una fatica ma un'occasione di dono nel momento in cui, nel riconoscermi debole e limitato, proprio lì ho incontrato il Signore. Un Signore che salva ogni giorno, che invita a mettersi nelle sue mani continuamente nella fiducia.Allora siano benedette tutte quelle occasioni in cui mi riscopro nudo e creatura bisognosa del proprio creatore, perchè proprio lì il cuore si apre per davvero all'accoglienza dell'amore di Dio che non chiede di altro se non abbandonarsi ad esso. Non più FARE, dunque, ma ACCOGLIERE, accogliere quell'amore che il Signore dona continuamente e che riempie oltre ogni misura!