Morire è vivere..!!!

Il trapianto di fegato può salvare una vita: in Italia però servono più donatori


E’ merito della buona informazione e di un centro di smistamento degli organi efficace e veloce se la Spagna è il primo paese europeo per numero di donazioni d’organo: 34 donatori per milione di abitanti, decisamente al di sopra della media europea di 18. Il numero di donatori a Madrid è il più alto del vecchio continente, il più basso è in Bulgaria, con un solo donatore per milione. Anche in Italia il sistema dei trapianti è eccellente (siamo secondi solo agli spagnoli per numero di donatori), sia per qualità dei trapianti effettuati, sia per le condizioni dei pazienti trapiantati, ma per abbattere le liste d’attesa bisogna fare di più. Per aumentare il numero di trapianti è necessario diffondere in modo più capillare la cultura della donazione, facendo far capire davvero che opporsi al prelievo vuol dire negare una possibilità di vivere e che gli organi non donati saranno sprecati.Nel caso del trapianto di fegato, un organo nuovo può salvare una vita, ma sono ancora troppo poche in Italia le donazioni: mille i trapianti epatici eseguiti ogni anno (100 sui bambini), a fronte di un fabbisogno reale di circa il doppio. In Italia, dal 1992 al giugno 2009 sono stati eseguiti 12.759 trapianti di fegato, di cui 1.059 nel 2009, ma i dati del Centro Nazionale Trapianti non lasciano dubbi: al 30 settembre 2009 erano 1.481 pazienti in lista di attesa per un fegato nuovo, ma gli interventi potrebbero aumentare ancora del 20-30%.“Il trapianto è necessario quando il fegato è incapace di svolgere le sue normali funzioni, nella maggior parte dei casi per una cirrosi epatica causata da epatite C, ma anche da epatite B, cancro del fegato non trattabile con altre cure, da abuso di alcol, da malattie dei dotti biliari e da alcune malattie ereditarie, come il Morbo di Wilson e l’emocromatosi.- afferma Antonio Gasbarrini, docente all'Università Cattolica di Roma e presidente della Fondazione italiana ricerca in epatologia (FIRE http://www.fondazionefegato.it/)- “La selezione per i candidati al trapianto è molto rigorosa, dato il numero insufficiente di organi, e la lista d'attesta (a volte di parecchi mesi o anni) segue criteri di priorità basati sullo stato della malattia, dando la precedenza ai pazienti più gravi, per i quali viene attivato un sistema di emergenza, che può consentire il reperimento di un organo idoneo nel giro di ore o giorni”.Il trapianto può essere effettuato da donatori deceduti (solo- è bene ribadirlo- nel momento in cui viene dichiarata la morte cerebrale) o da donatori viventi.

 L’intervento da donatore vivente prevede il prelievo di una parte di fegato da un donatore sano e il successivo trapianto in un paziente malato, dato che il fegato è l'unico organo che può rigenerarsi. Nella maggior parte dei casi i pazienti trapiantati possono tornare ad avere un normale stile di vita tra i sei e i 12 mesi successivi al trapianto e il 75% di loro sta bene a distanza di 5 anni. Ma in che modo si diventa donatori? In attesa dell’entrata in vigore della legge sul silenzio assenso, la manifestazione della volontà a donare gli organi si basa sul principio del consenso o del dissenso esplicito, in base al quale ognuno ha la possibilità (non l'obbligo) di esprimere la volontà sulla donazione dei propri organi: compilando un tesserino blu del Ministero della Salute(http://www.salute.gov.it/cnt/cntDettaglioMenu.jspid=5&area=cntgenerale&menu=menuPrincipale&sotmenu=donazione&label=mpd), che deve essere conservato insieme ai documenti personali, registrando la propria volontà nella ASL di riferimento o dal medico di famiglia, facendo una dichiarazione scritta da portare con sé con i propri documenti o con l'atto olografo dell'AIDO (l’Associazione Italiana per la Donazione di Organi) o di una delle altre associazioni di settore. In caso contrario, la legge dà la possibilità ai familiari di opporsi al prelievo, anche se magari in vita era stato espresso solo “a parole” un parere favorevole sulla donazione.“E’ necessario- conclude Gasbarrini- trasmettere anche la sicurezza, la trasparenza e l'efficienza del sistema dei trapianti per non lasciare dubbi e ombre, aumentando la fiducia e la consapevolezza nella scelta di donare, che deve essere vista come un grande gesto di responsabilità sociale e di altruismo. E naturalmente va sostenuta la famiglia del donatore, anche attraverso l’aiuto psicologico, perché possa accettare la richiesta di donazione in un momento di enorme difficoltà”.di Brigida Stagno