viviamo

speranza vana.....


Dopo le denunce alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” è stato riaperto il fascicoloIl 23 marzo 1988 sembrava un giorno come tanti, la primavera era alle porte ma non era un giorno come tanti: da allora la tranquillità di Policoro e dei suoi cittadini venne minata dalla morte (apparentemente inspiegabile) di due giovani fidanzati Luca Orioli e Marirosa Andreotta. Sono diciannove anni che questa brutta storia non conosce un epilogo. Diversi investigatori e magistrati si sono alternati nella ricerca di un qualcosa che potesse smuovere questa vicenda e sin da subito le voci sul movente sono state le più disparate ma prive d’alcun fondamento logico (si arrivò a parlare di messe sataniche) che non fosse quello di aggiungere più ombre che luci e sviare le indagini su quello che resta uno dei misteri più atroci della cittadina ionica. Cosa è successo affinché – a distanza di quasi vent’anni – si riesumassero i corpi dei due giovani? Nella trasmissione “Chi l’ha visto?” , condotta da Federica Sciarelli, il fotografo Salvatore Egidio Cerabona – all’epoca residente a Montalbano Jonico – ha dichiarato di esser stato chiamato da un carabiniere del Comando di Policoro che possedeva le chiavi della casa per scattare delle foto dei due cadaveri in un orario antecedente a quello ufficiale. Una volta scattate le foto, i due abbandonarono la scena e fu la signora Antonia Giannotti, madre di Marirosa, a dare l’allarme quando rientrò in casa, poco dopo la mezzanotte. In un’intervista rilasciata al collega Filippo Mele (Gazzetta del Mezzogiorno), la signora Giannotti ha riportato le parole del professore Giancarlo Umani Ronchi che "nell’autopsia effettuata il 26 gennaio 2006, ha rinvenuto che la frattura della parte destra dell’osso ioide, posto sopra la laringe". Questo nuovo particolare ha fatto scattare il cambiamento dell’imputazione - a carico d’ignoti - di duplice omicidio colposo. Il procuratore capo di Matera, Giuseppe Chieco , ha ammesso la riapertura delle indagini, chiuse nel 1997 con l’archiviazione per morte accidentale dovuta ad elettrocuzione. A rendere ancora più torbido questo mistero c’è l’inchiesta parallela condotta dal pubblico ministero Luigi De Magistris della procura di Catanzaro all’interno del procedimento “Toghe lucane”. Il lavoro del pm calabrese riguarderebbe metodi e modi d’indagine di tutta l’intera vicenda in particolare ci si soffermerà sulla mancata autopsia, sull’alterazione della scena del delitto e nella stesura delle perizie che portarono a bollare frettolosamente l’intera vicenda come fatto accidentale. Interrogativi che da diciannove anni meritano una risposta chiara e precisa. Ci sono quattro genitori ed un’intera comunità che devono sapere cos’è successo in quella giornata maledetta.