una corsara mora

Post N° 666


Quando Ese Elizabeth Alabi si ammalò durante un soggiorno in Inghilterra, ebbe probabilmente a pensare che non tutto il male viene per nuocere:mentre imedici le dicevano che il suo cuore era guasto e che andava cambiato al più presto, deve aver ringraziato il cielo di trovarsi in un ricco paese della moderna Europa, con un sistema sanitario assai più efficiente di quello della sua natia Nigeria. Nulla sapeva della suamalattia prima di imbarcarsi all'aeroporto di Lagos per andare a trovare il compagno residente Oltremanica. E nulla sapeva delle leggi inglesi, su cui comunque riponeva la fiducia dovuta a una delle più antiche e solide democrazie del mondo. Tutto ignorava della paranoia britannica in tema di immigrazione e, soprattutto, di quella piccola norma che il governo laburista - ansioso di evitare un fastidioso «turismo sanitario» da paesi lontani - aveva fatto approvare in Parlamento. Una norma minuscola, di cui l'avrebbero resa edotta imedici dell'ospedale, mortificati nello smorzare il suo entusiasmo iniziale: per i trapianti di organi, la priorità assoluta è data ai cittadini del Regno unito, dell'Unione europea e di pochi altri fortunati paesi. Tutti gli altri, non importa quanto grave sia il loro stato, vengono dopo. Sorry, questa è la legge. Peggio ancora: la giovane nigeriana non sapeva che, ammalandosi e restando in ospedale, avrebbe fatto scadere il suo visto d'ingresso, trasformandosi da sospetta «turista da clinica» in pericolosa immigrata clandestina. A nulla sono valse le battaglie legali condotte da un gruppo di avvocati e dal compagno della ragazza, raccontate con dovizia di particolari dall'Independent ieri in edicola. A nulla è valso il coinvolgimento dell'Alta corte inglese nella delicata vicenda. Ese Elizabeth Alabi èmorta in ospedale l'altroieri all'età di 29 anni. Il governo britannico si è detto rammaricato dal tragico caso e ha espresso alla famiglia le sue più sentite condoglianze.