una corsara mora

Post N° 104


Il tramonto della luna-Giacomo LeopardiQuale in notte solinga,Sovra campagne inargentate ed acque,Là 've zefiro aleggia,E mille vaghi aspettiE ingannevoli obbiettiFingon l'ombre lontaneInfra l'onde tranquilleE rami e siepi e collinette e ville;Giunta al confin del cielo,Dietro Apennino od Alpe, o del TirrenoNell'infinito senoScende la luna; e si scolora il mondo;Spariscon l'ombre, ed unaOscurità la valle e il monte imbruna;Orba la notte resta,E cantando, con mesta melodia,L'estremo albor della fuggente luce,Che dianzi gli fu duce,Saluta il carrettier dalla sua via;Tal si dilegua, e taleLascia l'età mortaleLa giovinezza. In fugaVan l'ombre e le sembianzeDei dilettosi inganni; e vengon menoLe lontane speranze,Ove s'appoggia la mortal natura.Abbandonata, oscuraResta la vita. In lei porgendo il guardo,Cerca il confuso viatore invanoDel cammin lungo che avanzar si senteMeta o ragione; e vedeChe a sé l'umana sede,Esso a lei veramente è fatto estrano.Troppo felice e lietaNostra misera sorteParve lassù, se il giovanile stato,Dove ogni ben di mille pene è frutto,Durasse tutto della vita il corso.Troppo mite decretoQuel che sentenzia ogni animale a morte,S'anco mezza la viaLor non si desse in priaDella terribil morte assai più dura.D'intelletti immortaliDegno trovato, estremoDi tutti i mali, ritrovàr gli eterniLa vecchiezza, ove fosseIncolume il desio, la speme estinta,Secche le fonti del piacer, le peneMaggiori sempre, e non più dato il bene.Voi, collinette e piagge,Caduto lo splendor che all'occidenteInargentava della notte il velo,Orfane ancor gran tempoNon resterete; che dall'altra parteTosto vedrete il cieloImbiancar novamente, e sorger l'alba:Alla qual poscia seguitando il sole,E folgorando intornoCon sue fiamme possenti,Di lucidi torrentiInonderà con voi gli eterei campi.Ma la vita mortal, poi che la bellaGiovinezza sparì, non si coloraD'altra luce giammai, né d'altra aurora.Vedova è insino al fine; ed alla notteChe l'altre etadi oscura,Segno poser gli Dei la sepoltura.