una corsara mora

Post N° 168


In piazzetta Ottocalli c'è un monumento scuro, sporco e lasciato all'incuria generale. Ricorda che proprio lì, alla fine dell'ottocento, nacque Enrico Caruso, forse la voce napoletana più famosa del mondo. Alcuni amministratori locali posero un giorno la bella lapide e promisero un museo che non è mai stato ideato, nemmeno sulla carta. Proprio da lì, da uno di quei luoghi un po' degradati che danno rifugio alle classi disagiate partenopee, è partita lunedì scorso la rivolta di quartiere, la protesta con lancio di bottiglie e pietre contro l'arresto di due rapinatori da parte della polizia, il segnale di uno scollamento sociale sempre più forte in una città che sembra aver abbandonato le speranze di riscattoLa strombazzata richiesta d'ordine, della presenza maggiore di forze di polizia sul territorio, di una nuova operazione Alto Impatto fatta dai politici si scontra con l'assenza di qualunque politica nazionale verso il Mezzogiorno, lasciato marcire in una spirale di attività produttive che chiudono a ripetizione. Così i ceti popolari vengono sempre più marginalizzati, le giovani generazioni sempre più facilmente abbagliate dalle lusinghe del denaro facile e immediato.Regolarmente la borghesia, principale artefice dello scempio edilizio cittadino, si sente minacciata dal livello preoccupante della microcriminalità. Regolarmente gli intellettuali firmano appelli e lanciano petizioni chiedendo un ritrovato orgoglio civile, un ripristino delle elementari norme del vivere civile, qualche speranza di futuro per i più giovani e anche una maggiore pulizia nelle strade (antica cantilena, il business della spazzatura è nelle mani della camorra e del generale Jean).L'antico Fujetevenne di Eduardo è sempre di moda ed il miglior metodo per combattere la disoccupazione, anche per i diplomati e i laureati, rimane sempre quello di emigrare al nord . Per gli altri l'arte di arrangiarsi, di sfruttare le amicizie e le conoscenze importanti, la rete di relazioni necessarie per arraffare un lavoro quale che sia, meglio se in qualche ufficio pubblico. Tutti sognano una rivoluzione civile, sociale e digitale.Un qualcosa che modifichi un vivere quotidiano, faticoso e difficile, aspettando la nuova metropolitana che ci permetterà davvero di andare da un posto all'altro della città, quella sì una rivoluzione copernicana per questa capitale del mezzogiorno dal traffico diabolico .