una corsara mora

Post N° 209


La seconda guerra mondiale è finita da poco. E’ un periodo ricco di speranze. Il Presidente Truman  che aveva messo la firma sotto le bombe di Hiroshima e Nagasaki - viene eletto alla fine del 1948, e nel gennaio dell’anno successivo, durante il discorso d’insediamento alla Casa Bianca, impegna il suo Paese in “un programma nuovo e audace, per rendere disponibili i benefici delle nostre conquiste scientifiche e del nostro progresso industriale, per l’avanzamento e la crescita delle aree sviluppate”. Insomma, bisogna aiutare “i popoli liberi del mondo, attraverso i loro stessi sforzi, a produrre più cibo, più materiali per l’edilizia e più macchine semplici per alleggerire il fardello dei poveri”.L’intento che traspare da queste parole è senz’altro condivisibile, ma i modi per applicarlo lasciano alquanto a desiderare. Le popolazioni povere di tutto il mondo vengono considerate “primitive”, “sottosviluppate”. Ogni differenza rispetto al modello occidentale è inspiegabile o irrazionale, un ritardo nello sviluppo, o peggio, ostacolo da rimuovere se si vuole raggiungere il progresso.Al Nord come al Sud del mondo, si confonde la qualità della vita con la quantità. la società industriale rappresenta la maniera di vivere che ha avuto il maggior successo che l’umanità abbia mai conosciuto. La nostra gente mangia meglio, dorme meglio, vive in quartieri  migliori  e  vive più a lungo di quanto l’uomo abbia mai fatto prima d’ora. Oltre ad ascoltare la radio e a guardare la televisione, leggiamo più libri, osserviamo più quadri e ascoltiamo più musica di qualsiasi generazione precedente o di qualsiasi altro popolo. Viviamo oggi, al culmine della rivoluzione tecnologica, in un’età dell’oro di illuminismo scientifico e di trionfi dell’arte. Per tutti coloro che raggiungono lo sviluppo economico è inevitabile un profondo mutamento culturale. Ma ne vale la pena”.Questa impostazione ideologica porta i Paesi poveri a copiare i modelli occidentali, a volte in maniera grottesca: autostrade per carri trainati dai buoi, edifici avveniristici accanto a catapecchie o grandi aeroporti desolatamente vuoti.Secondo questo modello, il benessere è l’aumento del Prodotto Interno Lordo, e perciò bisogna sviluppare attività economiche che facciano crescere velocemente il PIL. Lo sviluppo fa rima con grande: grandi dighe, grandi centrali elettriche, grandi industrie all’avanguardia tecnologica. Questi impianti funzionano solo grazie agli apporti esterni, dalla tecnologia, agli impianti e alla manutenzione. Soprattutto richiedono grandi capitali, ma i Paesi in via di sviluppo (PVS) non li hanno. Poco male, perché i Paesi occidentali sono pronti ad erogare crediti. Anche perché questi soldi sono destinati a tornare presto a casa, perché “vincolati”: questi “aiuti” vengono erogati solo dopo l’acquisto di prodotti del Paese finanziatore.Per rimborsare questi prestiti è necessario dotarsi di valuta pregiata. Alle ex-colonie non resta quindi che continuare a coltivare o estrarre le materie prime agricole o minerarie, come facevano prima dell’indipendenza.Nasce così il debito.