una corsara mora

Post N° 228


"con l'Illuminismo  nacque l'autonomia intellettuale, il rifiuto della tradizione acritica e dell'autorità, il disgusto per l'intolleranza e la persecuzione, la ricerca indipendente e la convinzione rivoluzionaria che la conoscenza è, in ultima analisi, potere. Per due secoli i progressisti hanno sostenuto la scienza contro l'oscurantismo, ricercato la verità e la sua diffusione. Oggi sappiamo però, ad esempio, che circa la metà degli americani credono nel creazionismo del Vecchio Testamento, invece che nell'interpretazione secolare dell'evoluzione, e che milioni di suoi cittadini si sono abbeverati di ignoranza popolare, invenzioni storiche e costruzioni intellettuali paranormali, dimostrando così, cosa solo apparentemente incomprensibile per una società industriale progredita, un livello di superstizione religiosa pari a quello del Bangladesh. Come nota Francis Wheen, l'idea di fondo è che "Dio è arrivato in America a bordo del Mayflower e da allora vi risiede permanentemente" (da qui a parlare ed agire in suo nome, il passo è tanto breve quanto spaventoso). La cultura è diventata evangelica: nell'era  e del mercato sublimale, quello che la gente "sente" è molto più importante di quello che "pensa". Il nuovo irrazionalismo è così l'espressione della disperazione di persone che si sentono incapaci di migliorare la propria vita (sfidando concretamente i legislatori ed il sistema economico e sociale che essi controllano) e sospettano quindi di essere alla mercé di forze segrete e impersonali. La dimensione sociale della religione diventa quindi il cuore di un mondo senza cuore. Ma proclamare il primato del sentimento sulla razionalità, del personale rispetto al civile, e demonizzare l'Illuminismo (in quanto le idee di giustizia ed uguaglianza commettono l'errore fatale di appellarsi alla razionalità per indurre cambiamenti reali) si rivela per quello che è, e cioè una versione mascherata dell'egoismo. Questa è l'eredità postmoderna che rammollisce, una paralisi della ragione, un rifiuto ad osservare ogni differenza qualitativa fra ipotesi ragionevoli e ammassi di sciocchezze."Gli uomini", come ha detto George Orwell, "pensano in branco: si vedrà che impazziscono in branco e che recuperano la ragione solo lentamente, e a uno a uno". Il che ci riporta indietro, all'Illuminismo, ma anche al genio dei padri fondatori dell'America, Thomas Jefferson, che, scrivendo lo Statuto della Virginia sulla libertà religiosa, ebbe il coraggio di dichiarare nel 1779 (e far approvare nel 1786) che alla ragione dell'uomo può essere affidata la formazione delle sue opinioni personali, e seppe garantire simultaneamente la libertà di religione e la libertà dalla religione.In questo senso, oggi, l'etica laica resiste alla seduzione di dogmi e miti utilizzati come riempitivi di quei vuoti inevitabilmente lasciati da ogni sforzo di comprensione e di dominio della realtà. Essa ritiene quindi che il paventato consolidamento della politica attraverso il credo religioso rischi di indebolire il pluralismo e di ridurre la sfera di autonomia delle scelte individuali e sociali, introducendo un clima paternalistico, di intolleranza se non addirittura di subdola violenza, nella convivenza civile. L'etica laica partecipa quindi alla composizione dei conflitti fra diverse visioni del mondo e cerca di mettere al riparo dall'intolleranza la libertà dei cittadini.Se il sonno della ragione produce mostri, e gli ultimi due decenni ne hanno visti una moltitudine sterminata, la verità è grande comunque e prevarrà o, per dirla più realisticamente con G. Santayana, "la verità è crudele ma può essere amata".