una corsara mora

Post N° 305


A Napoli il popolo cantava:Chi mogliera vuol pigliareE fan buono il desinare,Deve fare un calderonTutto pien di Maccheron.Ma l'opera principe, sull'argomento, è costituita da Li Maccheroni di Napoli, poema giocoso di Antonio Viviani, pubblicato nel 1824. L'opera è rilevante ai nostri fini prima di tutto perché in essa appare per la prima volta la parola "spaghetto", poi perché sono illustrate, con linguaggio poetico, le varie fasi di lavorazione della pasta, dalla farina al maccherone, dando grosso modo un'idea della reale situazione napoletana dell'epoca.E' famosa poi la diatriba sorta, sempre in merito ai maccheroni, tra Giacomo Leopardi e i napoletani. Il poeta di Recanati, che probabilmente mai mangiò maccheroni in vita sua, dileggia l'amore che i napoletani hanno per tal cibo in poche righe de "I nuovi credenti", composizione del 1835:...tutta in mio dannos'ama Napoli a gara alla difesade' maccheroni suoi; ch'ai maccheronianteposto il morir troppo le pesa.E comprender non sa quando son buoni,come per virtù lor non sian feliciborghi, terre, province e nazioni.Ma subito i napoletani con la 'maccheronata' di Gennaro Quaranta rispondono per le rime:E tu fosti infelice e malaticcioO sublime Cantor di Recanati,che, bestemmiando la Natura e i Fati,frugavi dentro te con raccapriccio.Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio,né gli occhi tuoi lucenti ed incavati,perché... non adoravi i maltagliati,le frittatine all'uovo ed il pasticcio!Ma se tu avessi amato i Maccheroni Più de' libri, che fanno l'umor negro,non avresti patito aspri malanni...E vivendo tra pingui bontemponi,giunto saresti, rubicondo e allegro,forse fino ai novanta od ai cent'anni.Ma la pasta e i maccheroni in particolar modo sono anche i protagonisti di avvenimenti storici importanti.Si narra che i maccheroni come emblema del popolo napoletano, sono protagonisti di un famoso aneddoto dovuto all'imperatrice Eugenia. Durante una festa a cui era invitato Costantino Nigra, l'imperatrice fece rappresentare scenetta dal suo ciambellano che truccato da Cavour è sedutoi a tavola e gli vengono presentati una serie di piatti allusivi alla situazione storica del momento: stracchino e gorgonzola (Lombardia), parmigiano (ducato di Parma) e mortadella di Bologna (Emilia),vengono servite poi arance siciliane e tutto il buon uomo divora di gusto finchè gli servono, per ultimo, un bel piatto di maccheroni che egli invece rifiuta dicendo "No, per oggi basta, conservatemi il resto per domani..." La cosa fu subito riferita da Nigra al vero Cavour che, percependo immediatamente l'allusione dell'imperatrice , disposta a cedere la Sicilia, ma non Napoli, rispose: I maccheroni non sono ancora cotti, ma in quanto alle arance che stanno qui sulla mensa, siamo disposti a mangiarle".Poco dopo si era all'Unità d'Italia e Napoli stava per essere annessa al regno, allora Cavour scriveva: "I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo