una corsara mora

Post N° 340


La diffusione della pasta a Napoli, sostituisce quello che da sempre era considerato il piatto nazionale dei napoletani “la minestra maritata”, a base di foglie di cavolo cotte con i ritagli di carne. E’ da quel momento che i napoletani soprannominati “mangiafoglie” dai siciliani, divengono nel Seicento “mangiamaccheroni”. La fortuna dei maccheroni a Napoli è legata successivamente ai “lazzaroni”. Sono loro che nel XVIII secolo eleggono gli spaghetti il cibo preferito, o meglio, il più adatto a combattere la fame. Il termine “lazzaro o “lazzarone”, dallo spagnolo “làzaro”, cencioso, diviene di uso corrente nel Seicento, per indicare uomini e donne disoccupati e senza tetto, che vivono alla giornata. Quando la fortuna permetteva loro di avere pochi soldi, guadagnati più o meno onestamente, erano soliti spenderli per comprarsi un piatto di pasta. Caratteristico è rimasto il modo in cui i “lazzari” consumavano il loro pasto: per la strada con l’uso delle mani. Questa modalità così “vistosa” di mangiare gli spaghetti, a prescindere dalla diffusione della forchetta nella classe borghese e popolare, diviene presto un’attrattiva turistica, ed entra a far parte del folclore napoletano. Per potere assistere all’insolita usanza, i turisti infatti, pagavano piatti di vermicelli ai “mangiamaccheroni”, ovvero piatti per lo più conditi con sale e formaggio e solo più tardi con salsa di pomodoro. L’uso di mangiare con le mani gli spaghetti, secondo le fonti è da far risalire, senza dubbio, tra il XVI e XVII secolo per poi scomparire tra la fine dell’Ottocento e i primi del XIX secolo, con il solo scopo folcloristico.