una corsara mora

Post N° 358


"L'uragano Katrina non ha  avuto pietà. Ha scoperchiato il tetto della prima potenza mondiale e messo a nudo il terzo mondo che custodiva in seno, nemmeno tanto nascosto. Un paese povero, violento, disperato, vendicativo. Un gorgo d'acqua ha risucchiato centinaia di migliaia di marginali verso il vorticoso centro di una tragedia fatta di acqua, classe e colore della pelle.Se fosse un nero allagato della Louisiana ciascuno di noi spaccherebbe i vetri del negozio di fronte, e qualcuno anche della villa in quel bel quartiere sempre e soltanto sognato. Sono sommersi da sempre e scrivono aiuto sui tetti malmenando l'ortografia di help e please, i salvati avevano la macchina e i soldi per l'albergo ed hanno disciplinatamente obbedito all'ordine di evacuazione. Il loro paese dice poveretti ma corre a fare il pieno, prima che il maledetto gallone aumenti ancora. La solidarietà è roba da cantanti e ex presidenti. Vedremo il concerto per il Mississippi come una volta quello per il Bangla Desh e non sarà un caso. All'Onu, dove è poco diplomatico che gli Usa siano in coda a una classifica, i funzionari raccontano da anni che gli indicatori di sviluppo dei neri o del sud americano valgono l'Angola o l'India. Letto bene? L'Angola. L'India.Una superpotenza di marzapane ha visto la fiaba che raccontava trasformarsi in orrore e la strega Katrina reclamare le prede come in una qualsiasi Thailandia. Una superpotenza che vive di favole, di debiti e di raffinata - questo sì - tecnologia bellica non ha saputo che fare. Venti a duecento all'ora e acqua a tonnellate ne hanno spazzato via la crosta, sotto c'era l'inferno e lo sapevano tutti, ma adesso lo si vede in prime time, una riga sotto la legge marziale e i saccheggi si legge di palazzinari senza scrupoli che riversavano edifici al posto di mangrovie e paludi, di lobbisti che tagliavano la manutenzione degli argini per finanziare il taglio delle tasse, di presidenti che negano persino l'esistenza del riscaldamento globale. Ma questa volta gli Stati uniti non sembrano stringersi intorno al comandante in campo, al leader eletto - beh, eletto... - per dare vita al Nuovo secolo americano. La Louisiana vada a picco, l'Alabama segua pure, noi non abbiamo soldi, ci pensi qualcun altro. E' il federalismo, bellezza. Da noi, quelli di Forza Etna sono diventati forza di governo.L'uragano è riuscito persino a ritirare un po' di truppe dall'Iraq. Invece di sparare ai check-point di Baghdad spareranno a quelli di Baton Rouge, quindi non è una grande notizia, ma milioni di persone in piazza non c'erano riuscite e migliaia di morti annegati sì. Bush dice «è inaccettabile» ma inaccettabile è lui, l'occidente che lo ha prodotto, le circostanze che lo hanno portato sul tetto del mondo. Adesso l'acqua è arrivata anche là, mentre a New Orleans infuria una tempesta umana. " il manifesto 3 settembre 2005