una corsara mora

Post N° 392


"Ero poco piú che un ragazzo quando mi presentai, volontario, al Distretto. Fui assegnato al 22' fanteria, di stanza a Pisa, e quindi distaccato a Pescia. Il rancio era una schifezza: brodo che sembrava acqua e pasta che sembrava colla. Allora, un-giorno, sapete cosa faccio? Gioco all'equivoco, sissignori, gioco. A Pescia, dico, chi mi conosce? Vado dal barbiere, mi faccio fare la tonsura come un sacerdote e corro in trattoria.Là ci stava un amico mio al quale avevo già raccontato tutto. "Buonasera, reverendo", mi dice,"si accomodi, si accomodi. Vedrà che qui si trova bene. Ho già pensato io a raccomandarla al padrone". Mangiai, infatti, benissimo, e mi fecero anche uno sconto per riguardo al pastore d'anime. Andai avanti così per un pezzo, poi un giorno arrivò un cappellano militare (vero) e successe un quarantotto. Come Dio volle, anche la "ferma" ebbe termine, e io potei finalmente avvicinarmi a quel teatro che, ancora ragazzo, mi aveva affascinato. La mia famiglia, intanto, si era trasferita a Roma. Fu al Salone Elena, in piazza Risorgimento, che io feci la mia prima esperienza.Il Salone Elena era, in realta', una modesta baracca di legno dove si recitavano soprattutto La cieca di Sorrento e La sepolta viva,L'ombra del disonore e Il capo della camorra. Ma io sapevo che da pochi giorni era stata scritturata la "Compagnia comica diretta da Umberto Capece", che faceva rivivere la maschera del Pulcinella napoletano. E fu Capece che mi consentì finalmente di passare "dall'altra parte". Non ero più lo spettatore Antonio de Curtis, ma Totò attore comico. "