una corsara mora

Post N° 401


Il racconto drammatico di Haj Ali al-qaysi, l'incappucciato di Abu Ghraib«Volevo solo costruire un campo di calcio»LARS AKERHAUG *«Mi fecero salire su uno scatolone con un cappuccio sulla testa e le braccia spalancate. Mi dissero che mi avrebbero sottoposto a scosse elettriche. Io non ci credetti. Allora presero due cavi e li infilarono nel mio corpo. Ebbi la sensazione che gli occhi mi schizzassero fuori dalle orbite. Poi caddi a terra». Questa è la storia di Haj Ali al-qaysi, la persona il cui ritratto - un cappuccio nero in testa e quegli elettrodi - ha fatto il giro del mondo, quando sono state pubblicate le foto scattate ad Abu Ghraib. Prima che iniziassero i suoi guai con gli americani, Ali era un mukhtar, cioè un capo-villaggio, nel distretto di Abu Ghraib. Teneva conferenze nelle moschee, coltivava datteri e gestiva un parcheggio vicino alla moschea locale. Oggi Haj Ali mette tutt'altro che paura. E' un uomo dall'aspetto gentile, è difficile immaginare come possa avere ricevuto un trattamento simile, come possa essere stato destinato a subire le infernali torture di Abu Ghraib.«I miei problemi con gli americani» racconta Ali, «cominciarono quando presi un terreno vuoto e ne feci un campo da gioco per i ragazzi». Ali spiega che gli americani avevano cominciato a portare lì dei rifiuti dall'area dell'aeroporto, contenenti tra l'altro resti umani e riviste pornografiche. Un dottore del posto aveva riferito molti casi di ferimenti tra i poveri che frugavano in mezzo ai rifiuti, alla ricerca di oggetti di valore. «Prima», scherza Ali, «pensavo che la democrazia americana fosse un grande campo da gioco. Invece hanno ridotto quell'area in un immondezzaio per sostanze chimiche, resti umani e pornografia».