una corsara mora

Post N° 402


‘Na tazzullella ‘e cafè   In un diario anonimo, conservato presso la Società di Storia Patria, si parla dei primi caffè che aprirono  a Napoli intorno ai primi decenni dell’800.In piazza Dante sorgeva un caffè molto conosciuto, proprietario di un  greco Demetrio Gallo, il quale fu indicato dalla cronaca del tempo come uno dei primi a portare a Napoli l’uso e l’industria del caffè in bevanda. La preparazione avveniva con metodo casalingo; nel retrobottega faceva bollire acqua e caffè in pentole di terracotta a la bevanda così ottenuta, offerta agli avventori in piccoli  e conici misurini di terracotta.Alla fine dell’800 e i primi del 900 i caffè raggiunsero l’apice, divennero punti d’incontro di politici, musicisti e poeti. La storia della città veniva così decisa davanti ad una buona tazza di caffè e non solo. Via Toledo divenne così famosa per i numerosi locali; come non ricordare quello di via Taverna di fronte via S. Giacomo. Il caffè Trinacria punto d’incontro della Napoli bene.Ai suoi tavolini si incontrava Alexandre Dumas, il giornalista Pier Luigi Fiorentino.Un altro ospite illustre, durante il suo soggiorno napoletano, fu Giacomo Leopardi quando abitava al vico Pero, a S.Teresa degli Scalzi, il poeta aveva l’abitudine ogni pomerigio durante la passeggiata di fermarsi al caffè e prendere un gelato o un caffè.  E ancora come non menzionare il “Caffè del Commercio”, prima sala di Caffè-concerto a Napoli, per questa novità divenne raduno d’ingegni come Eduardo Scarpetta, Michele Bozzo, Achille Maieroni e ricorda Stellato tra i maestri suonavano Pietro Mascagni, Francesco Paolo Tosti. Se ci spostiamo verso il molo c'è il famoso caffè del Molo ritrovo abituale di un gruppo di bohemien tutti di idee liberali, che nel luglio del 1829,  usò il locale come redazione di un giornale critico-letterario che chiamarono “Il Caffè Del Molo”. Epico fu lo scontro verbale tra il marchese di Caccavone e un epigrammista di talento, Francesco Proto, duca di Maddaloni. La lista dei caffè-ritrovi potrebbe continuare all’infinito, la loro storia spesso complessa per il susseguirsi di vicende, personaggi e storie ma una tazza di caffè a Napoli non si rifiuta maiPer fare il vero caffè napoletano, si deve utilizzare "la napoletana", cioè la tipica caffettiera di latta (ma se ne trovano anche di terracotta, d'argento e di cristallo), composta di due parti separate da un doppio filtro in cui viene immesso il caffè in polvere; la parte bassa della caffettiera è riempita di caffè, avvitata alla parte alta e posta sul fuoco; quando l'acqua bolle, la caffettiera deve essere rovesciata: l'acqua, scendendo, passa attraverso il filtro e si trasforma in caffè.Durante l'attesa, l’abile caffettiere (se ne trovano ancora di ambulanti in giro per Napoli!) prepara il "coppetiello", cioè un foglietto di carta, di solito di giornale, che bagnato e plasmato a forma di cono, viene inserito sul beccuccio non appena la caffettiera viene girata. Quest’operazione è necessaria in quanto serve a imprigionare l'aroma e il profumo del caffè all'interno della "macchinetta". A questo punto, non resta che attendere 2-3 minuti per il filtraggio della bevanda, da servire, bollente e zuccherata.