una corsara mora

Post N° 408


LA CACCIA ALLE STREGHE   Il fenomeno della caccia alle streghe dilaga in Europa tra il XV e il XVII secolo; la situazione religiosa e l’insicurezza collettiva suscitata da carestie, dalla peste e dalle rivolte durante il Trecento provocano una vera e propria lotta contro la stregoneria, che diviene il “capro espiatorio” a cui attribuire l’ origine di ogni male.   Nel 1484 Papa Innocenzo VIII promulga la bolla “Summis Desiderantes Affectibus” incaricando Heinrich Institor e Jacob Sprenger, due inquisitori, di condannare e punire i “peccatori”. A tal fine i due domenicani scrivono il “Malleus Maleficarum” (Il martello delle streghe), un vero e proprio manuale dell’inquisitore in cui si spiegano i malefici operati dalle streghe, i mezzi per riconoscerli, i sistemi per interrogare e tutte le varie e crudeli torture per estorcere le confessioni.  Dopo il Concilio del 1215, per una serie di motivi, la Chiesa proibì agli ecclesiastici di partecipare alle ordalie. I processi cominciarono allora a basarsi sul sistema inquisitorio, secondo il quale i membri di una comunità o un magistrato potevano citare in giudizio una persona sulla base di informazioni o di voci. I giudici assunsero il compito di investigare i fatti, procedendo agli interrogatori e documentandoli per iscritto. Mentre con l’ordalia si richiedeva l’intervento divino, con il metodo inquisitorio era necessaria l’acquisizione di prove decisive. Tali prove erano la testimonianza di almeno due testimoni o la confessione dell’imputato. Per questo in assenza di testimonianze decisive, come spesso accadeva per i crimini occulti, quali stregoneria ed eresia, i giudici si basavano sulla confessione e ricorrevano alla tortura per estorcerle.   pacs e bene