una corsara mora

Post N° 431


Cos’è la Saggezza? Erasmo da Rotterdam, coltivatore di utopie e di amicizie con utopisti come Tommaso Moro, seminatore instancabile di dubbi, beffardo apologeta della follia al punto da considerarla motore di ogni carica vitale e condizione prima per l’esistenza del mondo, tanto da relegare la saggezza nel ruolo mortificante di «freno che intristisce e paralizza », paradossalmente fu un saggio. La sua vita di apolide per elezione (ego mundi civis esse cupio), fu contrassegnata da molte contraddizioni: nel mentre componeva l’ «Elogio della Follia», il più famoso e più caustico tra i suoi lavori letterari, dichiarava la propria obbedienza alla ragione e la considerava fondamentale obiettivo della sua vita: una vita dedita interamente alla lotta contro l’ignoranza e alla esaltazione della cultura. Con i suoi comportamenti ed i suoi scritti, esercitava il difficile mestiere di saggio e faceva comprendere quanto fosse difficile definire la saggezza e imprigionarla in schemi teorici. Erasmo con le sue apparenti contraddizioni, scorgeva un’area di comune dominio in saggezza e follia. Nietzsche non doveva avere molta stima di ciò che ai suoi tempi si riteneva fosse la saggezza, se fa dire impietosamente a Zarathustra: «Voi tutti, saggi illustri, avete servito il popolo e la superstizione del popolo! – e non la verità… Allo stesso modo, il padrone lascia fare i suoi schiavi e si diletta alla loro tracotanza… colui che è odioso al popolo è come un lupo per i cani: è lo spirito libero, il nemico della catena, il non adoratore, randagio pei boschi… perché la verità è qui: qui infatti è il popolo! Guai, guai a colui che cerca!» Parole che accusano la falsa saggezza e fanno intendere quanto quella vera sia virtù rara, spesso assai lontana da coloro che sembrano professarla.E adesso, si può essere saggi al giorno d’oggi? Che cosa intendiamo per saggezza? Ha essa qualcosa in comune con il sapere, con la conoscenza, con la perfezione, con la virtù? O è un modo di essere che fa distinguere un individuo dagli altri a motivo dell’equilibrio e della serenità del suo agire? Nicola Abbagnano, con la semplicità e la chiarezza che ha sempre distinto il suo modo di esprimersi, ha scritto qualche anno fa: «Il saggio non è colui che si isola in una pretesa perfezione, ma chi vive in mezzo agli altri realizzando un grado di accordo e di simpatia umana che lo rende equilibrato e sereno». Cultura e sapienza, quindi, non bastano ad un uomo per essere saggio. E la saggezza, apparendo e scomparendo, mutando sembianze ogni volta, sembra voler sfuggire ad ogni definizione