una corsara mora

Post N° 433


"SIAMO UOMINI O CAPORALI?"  nonostante le sue blasonate origini, non abbandonò mai i contatti con la realtà e l’affetto che lo legava al suo Rione Sanità ne fu sempre una dimostrazione. A un giornalista che gli  chiese come mai i napoletani gli fossero tanto affezionati, Totò rispose: "Te lo dico a parole mie, ma son sicuro che mi capirai. Io in quelle persone vedo un riflesso d’o guagliunciello senza ‘na lira che ero tanti anni fa e quindi mi immedesimo nei loro problemi e chissà che darei per risolverli tutti. Ma la cosa straordinaria è che anche i napoletani poveri si identificano con me. Perché, pure se sono diventato ricco e famoso, sentono che un angolo del mio cuore è rimasto pezzente". Un uomo borioso, sprezzante nei confronti dei più umili, non sarebbe mai riuscito a comporre "’a livella", quella stupenda poesia che riecheggiando il tema manzoniano della falce, ci ricorda che, una volta morti, le differenze sociali perdono ogni valore: "…’A morte ‘o ssaje ched’è? È una livella./ ‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,/ trasenno stu canciello ha fatt’o punto/ c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:/ tu nun t’hè fatto ancora chistu cunto?/ Perciò, stamme a ssentì… nun fa’ ‘o restivo,/ suppuorteme vicino - che te ‘mporta?/ Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘ vive:/ nuje simmo serie… appertenimo à morte".Totò, ancora molto giovane, decise di arruolarsi come volontario nell’esercito; non che gli interessasse compiere atti particolarmente eroici, come lui più volte ricordò. Probabilmente sentiva solo la necessità di mettersi alla prova, di mostrare a sé stesso e alla famiglia quanto valeva. Anche questa esperienza comunque lo segnò, e fu alla base di un modo di dire tipico che poi titolerà uno dei suoi film più celebri: "Siamo uomini o caporali?". Totò uscì con questa battuta a Livorno, durante uno spettacolo che alcuni soldati improvvisarono davanti ai loro commilitoni e l’entusiasmo del pubblico fu grande. Le premesse alla celebre frase vanno ricercate proprio nella sua breve vita militare: Totò infatti, finì sotto le grinfie di un caporale despota, a cui non andava mai bene niente, e che non perdeva occasione per umiliare il povero ragazzo. Totò, a spese sue, capì che al mondo ci sono due categorie di persone:ODIAVA L’ARROGANZA "I poveracci come me che a torto o a ragione servono da capro espiatorio e devono subire, e i caporali, ossia gli ex poveracci che, assurti al grado di potenti e dotati di memoria corta e ambizioni lunghe, si trasformano in despoti e godono nel metterti il ferro in capo e nel farti ballare appeso al filo dei loro umori. Eh, non c’è niente da fare, la merda che monta puzza!". La tolleranza e la gentilezza erano alla base del suo carattere e delle relazioni con gli altri; anche sul lavoro, non sopportava di sentire riprendere i suoi colleghi in modo arrogante e ingiurioso. Quelli insomma, che volevano fare i capi a tutti i costi, Totò proprio non li digeriva: "Caporali sono quelli che vogliono essere capi. C’è un partito e sono capi. Cambia il partito e sono capi. C’è la guerra e sono capi: c’è la pace e sono capi. Sempre gli stessi. Io odio i capi come le dittature, le botte, la malacreanza, la sciatteria nel vestire, la villania nel parlare e mangiare, la mancanza di puntualità, la mancanza di disciplina, l'adulazione e i ringraziamenti".Le donne ebbero sempre un’importanza notevole nella vita di Totò. Lui stesso ammetteva questa sua grande passione e affermava di non riuscire a fare a meno del gentil sesso. Non che fosse di gusti facili comunque: "Per farmi innamorare" diceva, " una donna deve essere prima di tutto bella e poi fedele". Eh sì, sulla bellezza Totò proprio non transigeva: quando durante l’estate camminava per le spiagge, faceva con la moglie commenti pesantissimi sulle donne diciamo così … meno avvenenti, giudicandole delle fuorilegge: "L’esibizione di pellecchie, gambe storte, tette pendule, e altre fetenzie, secondo me, rientra nel reato di oltraggio al pudore". Totò preferiva le donne formose, molto di moda negli anni Cinquanta, e disprezzava invece le altre, quelle secche e longilinee, "destinate", secondo lui, "alla castità forzata"; già, perché "i peccati della carne si fanno con la carne, non con le ossa". Incontrò Sofia Loren girando Le sei mogli di Barbablu e davanti a tanta prorompenza esclamò: "Tra promontori e insenature mi si è bloccata la digestione".