una corsara mora

Post N° 444


il qualunquista del nordAnche per la Lega lo slogan di maggior successo è quello che colpisce le ruberie dei politici, "Roma ladrona". In questo caso, però, non si accusano i partiti di furti generici, ma di un’intesa di malaffare tra Sud e governo, ai danni di un Nord orfano di rappresentanza politica. Se Di Pietro è l’eroe del qualunquismo contadino che finalmente rovescia i ruoli, Bossi fa rivivere un altro stereotipo classico (e nordico) della nostra commedia dell’arte, quello di Pantalone che paga. Il Settentrione, cioè, come maschera del ricco sfruttato dalla propria famiglia, dai propri servi persino; incapace di difendere se stesso e le proprie sostanze dall’avidità parassitaria di chi vive alle sue spalle.Anche con la Lega la rivoluzione linguistica è fondamentale: esattamente come nel caso di Giannini, la violenza verbale, le metafore immaginose e semplificatorie, l’uso del ridicolo e dell’invettiva per screditare gli avversari, danno un colpo mortale al cosiddetto politichese, il gergo inventato dalla classe politica italiana nel dopoguerra, buono per mandare messaggi trasversali, conciliare l’inconciliabile, dire e non dire, esprimere la complessità senza alcuna chiarezza.Ma anche il temuto leader della Lega, spregiudicato e certo non digiuno di politica, non riesce a dare, al qualunquismo nordico che invoca meno tasse e più autonomia, altro che un ghetto di sopravvivenza. Incapace di tradurre le istanze leghiste in azione di governo qualificante, preferisce rinunciare all’occasione unica offerta dal governo Berlusconi, in cui la Lega aveva un peso certo superiore alle sue forze reali. Berlusconi ha una cultura di governo, Bossi no: è per questa consapevolezza che il leader padano minaccia ogni volta di  far saltare il governo e ritirarsi oltre la linea gotica.