una corsara mora

Post N° 460


Trasparenza: ecco una parola (e una richiesta) di fronte alla quale la persona davvero sincera rimane, almeno un po’, perplessa. Non parliamo poi dell'abuso della stessa parola. Alla Regione Lombardia l'assessorato alla cultura si chiamava (forse ancora si chiama) «alla cultura, e alla trasparenza», due cose che non c'entrano nulla l'una con l'altra. La cultura infatti è, fatalmente, anche torbida, ricca di atmosfere incerte, nebbiose, dove regna l'ambiguità. La cultura «trasparente» naturalmente non esiste, o rappresenta solo rarissimi vertici dell'esperienza creativa e culturalel'essere umano non è trasparente. Le sue emozioni, sentimenti, pensieri nascono in una continua interazione tra pancia, cuore, cervello, e anima, o se vogliamo psiche: tutti aspetti, psiche compresa, che non sono affatto trasparenti. E non devono esserlo, come non lo sono quelle due componenti fondamentali dell'essere umano, sia dal punto di vista fisico, che da quello simbolico, che sono la carne, e il sangue. Il vetro, invece, è trasparente, così il diamante, come certi materiali sintetici: tutte cose morte, senz’anima, appunto. Ma quando il soffio vitale incomincia a pulsare nel corpo di carne, lì di trasparente non c'è proprio nulla. È proprio per questo che la richiesta di trasparenza (sostituitasi da qualche decennio alla tradizionale: sincerità), rivolta all'essere umano, genera solo malintesi guai, o menzogne. Anche perché nessuno si conosce perfettamente, e quindi non può essere trasparente con l'altro.  Per disintossicare i rapporti umani da questa impropria richiesta di trasparenza, è ormai urgente riportare questa pericolosa parola nel suo ambito proprio: quello delle cose, liberando la vita delle persone da questo incontentabile fantasma. Giustissimo, allora, che la trasparenza venga richiesta nelle procedure, che appunto sono cose, dispositivi amministrativi, finanziari, giuridici, e non persone. Non è il banchiere che deve essere trasparente, ma le procedure da lui applicate nell'amministrare i risparmi affidatigli dai clienti. Non il politico deve essere trasparente, richiesta demagogica che apre la strada a mille falsità e manipolazioni, dalle intercettazioni telefoniche a molto peggio. Lo devono essere però i suoi modi di amministrare la cosa pubblica. Diventeremmo così meno impiccioni dei fatti altrui, ma più felici