una corsara mora

Post N° 464


La lotta alla povertà, il vero male del pianeta, passa attraverso l’emancipazione della donna e l’abbattimento di molte barriere che creano e perpetuano l’emarginazione. Nè la battaglia può essere vinta se non si creano prospettive concrete per i giovani di oggi e per le nuove generazioni. L’ennesimo allarme che illustra una situazione drammatica è contenuto nel rapporto annuale dell’Unfpa, l’agenzia dell’Onu che elabora i dati sulla popolazione mondiale e sulla sua condizione. Ne emerge uno spaccato che imporrebbe radicali mutamenti di natura politica e morale. Nel dossier, la violenza contro donne e ragazze viene definita «un'epidemia mondiale, silenziosa e di dimensioni allarmanti». Nel mondo vivono 1,7 miliardi di donne tra i 15 e 49 anni. «La discriminazione - afferma l’agenzia dell'Onu - sottrae il pieno contributo delle capacità individuali di oltre metà della popolazione». E la violenza «continua incontrastata» sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. I responsabili, poi, restano spesso impuniti. L’emisfero femminile, è già di per sè particolarmente vulnerabile. Circa i due terzi degli oltre 800 milioni di adulti analfabeti sono donne. Dei 137 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni analfabeti, il 63% sono donne. In media nel mondo le donne detengono il 16% dei seggi parlamentari, con pochi progressi rispetto al 1990. Solo alcuni Paesi in via di sviluppo hanno fatto, in questo campo, passi in avanti. Tra questi il Ruanda che ha la più alta percentuale di deputate al mondo, 49%, superando la Svezia, al 45%. L'Unfpa afferma anche che spesso non è stato mantenuto l'impegno di eliminare le leggi discriminatorie contro le donne entro il 2005 come richiesto dalla Conferenza di Pechino del 1995. E al di là delle periodiche dichiarazioni di principio tra la popolazione femminile di età compresa fra i 15 e 44 anni la violenza miete lo stesso numero di vittime del cancro. Il costo economico e sociale è elevatissimo. Gli Stati Uniti, da soli, subiscono un aggravio di 12,6 miliardi di dollari l'anno. Il rapporto conferma che la violenza si consuma spesso tra le mura di casa. Secondo i sondaggi, una percentuale di donne che va dal 10% al 69%, a seconda dei Paesi, è vittima di abusi domestici. In circa un quarto dei casi si verificano anche violenze sessuali. In Australia, Canada, Israele, Sudafrica e Stati Uniti tra il 40 e 70% delle donne vittime di omicidio sono uccise dal partner. Agghiaccianti i dati sulle bambine «scomparse», oggetto di infanticidio o abbandono. Si tratta, di almeno 60 milioni. Inoltre, ogni anno 600 mila sono le vittime di traffici. L'Unfpa si sofferma anche sui problemi di salute riproduttiva. Mezzo milione di donne muore ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto. Circa la metà delle persone che vivono con l’Aids sono di sesso femminile. In media le donne più povere hanno una probabilità quattro volte inferiore a quelle delle più ricche di fare uso di contraccezione. Il 99% delle morti materne avviene nei Paesi in via di sviluppo. La situazione più grave e nei fatti immutabile riguarda l’ Africa sub-sahariana, dove meno del 40% delle donne partorisce con un'assistenza specializzata. Stretto il legame tra salute della madre e del neonato: dei 130 milioni di bambini che nascono ogni anno 4 milioni muoiono nel primo mese di vita. Il 99% delle morti neonatali avvengono nei Paesi a reddito basso o medio. Tutto questo va collocato in un contesto di «povertà spaventoso» che opprime quasi la metà della popolazione mondiale, circa 3 miliardi di persone. Nel rapporto - illustrato a Roma dalla Associazione donne per lo sviluppo - si stima che la popolazione complessiva del pianeta passerà dagli attuali 6,1 miliardi a 9,1 miliardi nel 2050. L'aumento sarà consistente nei 50 Paesi più poveri. Oltre 500 milioni di giovani (il 70% in Asia) vivono con meno di 2 dollari al giorno. L'Unfpa ricorda che appena un mese fa al vertice dell'Onu «i governi del mondo si sono impegnati a «fare della povertà solo un ricordo». Duecento miliardi di dollari è il costo necessario per raggiungere l’obiettivo. Nei fatti appena 35 centesimi al giorno per ogni povero. Daniela Colombo, presidente dell'Aidos, ha tenuto a sottolineare gli investimenti che gli Stati ricchi destinano alla cooperazione allo sviluppo, 69 miliardi di dollari nel 2003, con le spese per gli armamenti, mille miliardi di dollari. Colombo ha poi criticato l'Italia. Oggi il nostro Paese destina lo 0.17% del Pil a questo settore e siamo ben lontani dallo 0,33% promesso dal governo. Ma non solo. La finanziaria 2006 taglia 150 milioni di euro per la cooperazione».