una corsara mora

Post N° 491


Due anni. Quanto basta per dire che una riforma del mercato del lavoro non c'è stata. Quanto basta per bocciare la legge 30 che ha prodotto sole false illusioni e precarietà. Così, nel giorno in cui questa legge compie due anni, oltre 2,5 milioni di precari tra co.co.pro, collaboratori occasionali, collaboratori con partita iva, assunti con contratto di somministrazione (ex interinali per capirci) e associati in partecipazione, “festeggiano” da atipici con una mobilitazione nazionale promossa da Nidil-Cgil, dall’Arci e dall’Ucca (unione circoli cinematografici Arci).  In 150 città italiane il 19 ottobre  è stata la giornata di protesta nazionale contro il lavoro senza diritti e tutele e nel corso della mobilitazione e' stato proiettato gratuitamente il film «Il Vangelo secondo Precario» il primo lungometraggio prodotto dal basso, ideato, girato e montato in maniera assolutamente indipendente da vincoli di contenuto. Un altro modo per dire no.Dura faccenda quotidiana con cui si fa a pugni tutti i giorni, argomento d’elezione nelle conversazioni tra amici, preoccupazione costante negli incubi notturni di cui, però, il cinema nazionale sembra non accorgersi. «Il precariato è assente dalle produzioni cinematografiche italiane - sottolinea il regista 29enne Stefano Obino - relegato in documentari sui casi limite, sugli stereotipi da call center che alla fine creano distacco da situazioni in continua evoluzione. In questo film si parla invece di varie tipi di precari, compresi quelli con lauree e master destinati in teoria a lavori sicuri e ben pagati. La realtà è ben diversa, il precariato riguarda tutti, atomizza uomini e donne considerandoli contratti più che persone».Ecco dunque le vicende di Marta, impegnata in un’improbabile indagine Ixtat, di Dora, stagista televisiva a cui regolarmente vengono rubate le idee, di Franco, aspirante scrittore e agente finanziario per vivere, di Mario, avvocato in attesa di diventare socio dello studio legale. Per parlare seriamente di flessibilità, guarda caso, ci doveva pensare un gruppo di giovani direttamente coinvolti dal problema che attraverso internet hanno raccolto decine di storie vere dai loro coetanei.l'unita'