una corsara mora

Post N° 494


e mentre la guerra continua,il processo  contro saddam è stato aggiornato al 28 novembre sia per privarlo  di un palcoscenico dal quale contestare l'occupazione del suo paese sia perché gran parte dei testimoni ha preferito non presentarsi al tribunaleIn realtà la sentenza è stata già scritta e il processo sarà un mero spettacolo» ha dichiarato  Khalil al Dulaimi l'unico avvocato difensore di Saddam Hussein, ammesso in aula che ha poi aggiunto «Non potrà mai essere un processo giusto od onesto, perché la Corte si è posta allo stesso tempo come giudice, giuria e pubblica accusa».  Bush si augura  che  l'ex-presidente iracheno venga ritenuto colpevole di genocidio, di crimini contro l'umanità e di crimini di guerra e per questo condannato alla pena capitale e giustiziato. Il solo elemento di incertezza è costituito dall'alternativa fra l'impiccagione e la fucilazione. Saddam finirà sulla forca se verrà considerato un criminale civile. Sarà fucilato se verrà processato come capo supremo delle forze armate del suo paeseNaturalmente saranno in molti, non solo in Occidente, ad applaudire a questo processo e alla sua conclusione. Sarà fatta giustizia, si dirà, grazie a un nuovo «Tribunale di Norimberga» che rivelerà al mondo i crimini nefandi di un dittatore sanguinario. La sua sconfitta politica sarà consacrata dall'annientamento morale del condannato e dal sacrificio rituale della sua vita.Questa liturgia è indispensabile perché la vittoria sul nemico sconfitto sia completa e sulle sue ceneri si instauri un nuovo ordine politico: quello democratico, generosamente esportato dagli Stati Uniti con una guerra inventata quanto criminale.Non si può certo negare che l'ex dittatore iracheno e i suoi principali collaboratori meritassero di essere processati dal popolo iracheno. E per farlo era probabilmente necessario un tribunale speciale. Ma questo tribunale, voluto dagli Stati Uniti, va molto oltre l'anormalità giuridica di qualsiasi corte speciale. Il tribunale eserciterà la sua giurisdizione retroattivamente e lo farà sulla base di figure di reato che non erano previste dalla legislazione irachena e che sono state introdotte proprio per consentire l'incriminazione e la condanna a morte dell'ex-dittatoreE' naturale che il popolo iracheno percepisca questo processo non come un'espressione della propria sovranità, ma come uno strumento del potere degli Stati Uniti. E si tratta di un potere che non si presenta certo con le carte in regola per erigersi a paladino della causa dei diritti umani. Basterebbe considerare le infamie di Guantánamo, di Abu Ghraib e di Bagram in Afghanistan. E soprattutto ricordare che gli Stati Uniti sono stati lungamente alleati e complici di Saddam Hussein nella guerra contro l'Iran e che ne hanno addirittura sottaciuto i gravissimi crimini, in particolare il massacro dei kurdi con l'uso del gas ad Halabja, nel 1988.il manifesto