Creato da corsaramora il 24/05/2005
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Messaggi del 27/08/2005
Post n°340 pubblicato il 27 Agosto 2005 da corsaramora
La diffusione della pasta a Napoli, sostituisce quello che da sempre era considerato il piatto nazionale dei napoletani “la minestra maritata”, a base di foglie di cavolo cotte con i ritagli di carne. E’ da quel momento che i napoletani soprannominati “mangiafoglie” dai siciliani, divengono nel Seicento “mangiamaccheroni”. La fortuna dei maccheroni a Napoli è legata successivamente ai “lazzaroni”. Sono loro che nel XVIII secolo eleggono gli spaghetti il cibo preferito, o meglio, il più adatto a combattere la fame. Il termine “lazzaro o “lazzarone”, dallo spagnolo “làzaro”, cencioso, diviene di uso corrente nel Seicento, per indicare uomini e donne disoccupati e senza tetto, che vivono alla giornata. Quando la fortuna permetteva loro di avere pochi soldi, guadagnati più o meno onestamente, erano soliti spenderli per comprarsi un piatto di pasta. Caratteristico è rimasto il modo in cui i “lazzari” consumavano il loro pasto: per la strada con l’uso delle mani. Questa modalità così “vistosa” di mangiare gli spaghetti, a prescindere dalla diffusione della forchetta nella classe borghese e popolare, diviene presto un’attrattiva turistica, ed entra a far parte del folclore napoletano. Per potere assistere all’insolita usanza, i turisti infatti, pagavano piatti di vermicelli ai “mangiamaccheroni”, ovvero piatti per lo più conditi con sale e formaggio e solo più tardi con salsa di pomodoro. L’uso di mangiare con le mani gli spaghetti, secondo le fonti è da far risalire, senza dubbio, tra il XVI e XVII secolo per poi scomparire tra la fine dell’Ottocento e i primi del XIX secolo, con il solo scopo folcloristico. |
Post n°339 pubblicato il 27 Agosto 2005 da corsaramora
L’educazione femminile nel XIX secolo era molto differente da quella riservata ai maschi delle famiglie aristocratiche. Alle donne dell’alta borghesia, venivano insegnate le cosiddette “arti nobili”, tra le quali il ricamo, la musica, la pittura. Pratiche che si approfondivano nelle “Case di educazione per donzelle” istituite da Napoleone, ma che non raggiunsero immediatamente le nostre terre del Sud, dove le donne furono tutte (o quasi) autodidatte |
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