Cuori disadorni

Ferragosto rosso


Ferragosto 1968. Mare Tirreno. messaggio priorità 152200/B da nave Etna a Maridipart La Spezia PIM 212°BB13.2 - 2200/B -165° - nodi 7 - calma di vento et mare - cielo coperto - visibilità 13/16 km -navigazione regolare. Trasmesso questo messaggio Manrico spense la trasmittente ed uscì dalla sala radio,che era anche la sua cabina. Uscì dal boccaporto di sinistra brandendo un cannocchiale.Si sentiva abbastanza solo.Il giorno di Ferragosto in mare. Mai che ne andasse bene una!Tutta la costa brulicava di luci,laggiù. Puah!In mare ci dovevano essere solo loro a lavorare!Mentre migliaia di persone si rincorrevano per godersi quella notte,ubriachi d'estate,di mare,di sole, ristoranti pieni,lungomari affollati di belle donne,bar stracolmi.Orchestrine che suonavano,appuntamenti... Salì in controplancia, nel punto più alto della nave e puntò il cannocchiale in direzione della costa.Voleva vedere se rusciva a scorgere qualcuno che sulla costa si stesse divertendo.Troppo lontano. Rientrò in radio.Il caldo era opprimente.Pressione bassa.Il mare era d'olio e nell'aria si sentiva un forte odore di salmastro che eccitava i pensieri. La nave puzzava come non mai.Una miscela di odori di carburante,pesce marcio,panni sporchi invadeva i ponti. Accese la ricevente.Scandagliando l'etere trovò Radio Praga.Il solito speaker italiano stava decantando,ai compagni in Italia,le bellezze del regime comunista. Di lì a poco... "Martedì 20 agosto fu un tipico giorno estivo, caldo, con un sole velato. Praga era piena di turisti, intere famiglie passeggiavano o sedevano nei parchi. La città, anzi l'intero paese era tranquillo…era inconcepibile pensare che nel giro di poche ore i carri armati sovietici ci avrebbero assalito." Così Alexander Dubcek, leader della Primavera di Praga, ricorda quel giorno del 1968 nella sua autobiografia "Il socialismo dal volto umano" edita nel 1997 presso Editori Riuniti. Fu un giorno che segnò l'apertura di una ferita lunga più di vent'anni e che vide i carri armati dei paesi aderenti al Patto di Varsavia, U.R.S.S., Bulgaria, Ungheria, Polonia e Germania Est (la Romania non aderì), calpestare le strade di Praga, per mettere la parola fine a un processo politico il cui obiettivo, sempre secondo Dubcek, doveva essere "la creazione delle condizioni necessarie a ogni individuo per autoaffermarsi in tutte le sfere del lavoro e della vita".Mentre a Praga si tentava di dare un volto umano al comunismo e Manrico cercava di capire chi pagava lo speaker di RadioPraga,a qualche migliaio di chilometri,in pieno Sahara,l'aria asciutta del deserto avvertì come un richiamo provenire dal nord. Era un richiamo forte, caldo e umido.L'aria asciutta,iniziò a correre,veloce,sempre più veloce, in direzione di quel richiamo,alzando l'impalpabile sabbia del deserto,sollevandola in cielo,sempre più in alto.In un'ora fu sulla Sicilia.Un'altra ora e fu sull'Alto Tirreno. La zona di alta pressione stava scivolando dentro la bassa che stazionava sul Mediterraneo.L'alta pressione girava in senso orario.La bassa pressione in senso antiorario. Quando le due masse d'aria s'incontrarono,l'aria asciutta del Sahara,lentamente,cominciò ad insinuarsi sotto l'aria calda e umida del Mediterraneo. Il mare si rovesciò. Manrico si era appena addormentato quando fu svegliato da un forte tonfo.Accese la luce. La nave rollava, beccheggiava e scrosci di mare attraversavano la coperta.Il rumore dei motori era coperto dal turbinio del vento e dal frastuono del mare grosso. La macchina da scrivere,una 32 dell'Olivetti era per terra,e così tutti i brogliacci ed i registri.Chiuse l'oblò ed il boccaporto che sbattevano alternati e rumorosamente. Uscì dalla cabina radio e salì i gradini che portavano in plancia.Al timone c'era il Comandante. Il nostromo era steso sul banco del carteggio,il nocchiere che avrebbe dovuto essere al timone penzolava fuori del boccaporto e stava vomitando la sua cena. La nave saliva di prora, saliva e saliva; si fermava un attimo e poi la prora prendeva l'ascensore verso il basso,sprofondando dentro colline di mare.Ed intanto che si muoveva nella verticale alternativamente si sdraiava di lato,a dritta poi a sinistra. Il Comandante sentì la presenza di Manrico alle sue spalle,si voltò e gli disse «Dì al cuoco che prepari un bottiglione di caffè.» Ferragosto.Fumaiolo ci sta guardando.Fumaiolo è la mascotte del rimorchiatore.Il rimorchiatore d'alto mare Colosso.Il rimorchiatore d'alto mare Colosso è un dono del Popolo Americano.Costruito a Galveston, Texas.Anche Fumaiolo ha capito che quello è un giorno speciale.Diverso da tutti gli altri.E' in atto una riunione singolare.Un equipaggio si è trovato all'improvviso padrone della nave.- Allora, che si fa? -- Il passaparola dice che dobbiamo scendere tutti in città.Gli Ufficiali ed i sottufficiali hanno avuto l'ordine di scomparire. -La ferita fresca pulsava sulla mia fronte.I punti prudevano.- E' l'ora di farla finita, no? -- A mani nude?Andiamo in centro a far che cosa? -C'era un silenzio irreale nell'Arsenale.Non un motore che girasse.Di marinai nemmeno l'ombra.Che fossero già tutti i città?I parcheggi erano deserti.- Dicono di usare i lucchetti. -- I lucchetti? -- Sì.I lucchetti degli zaini.Si agganciano alla fibbia della cintura.Sono micidiali. -- Allora si va? -- E che stiamo a fare ancora qui? -- Lascia qualcosa da mangiare per Fumaiolo.Chissà quando si ritorna. -Alcune notti prima il vento sospirava sul piazzale dell'Arsenale.Era una dolce primavera.Se non fosse stato per i calci ed i pugni che l'investirono di sorpresa.Aveva sempre il fiato reso dolce della sambuca che aveva bevuto dopo cena.Un quarto d'ora dopo vomitava la pizza ed il gelato, il caffè ed il liquore sul sangue che gli colava dalla fronte e dalla faccia.Era come se avesse infilato la testa ed il corpo in una turbina.Ma quanti erano?Quando smettevano di pestarlo?Non che sentisse male, o dolore.Non sentiva niente.Si era raggomitolato su sè stesso, cercando di coprirsi la faccia e la testa.Ma quando avrebbero smesso?Non aveva più le forze in corpo nemmeno per gridare.Sentiva le grida di Tamiozzo, ch'era il più forte di loro tre, ma arrivavano da lontano.Era troppo occupato a restare sveglio.Aveva letto dei pestaggi in giro per le città d'Italia.Ma che toccasse anche a lui.Ecco sì.Provava sorpresa, meraviglia e sgomento.E faticosamente respirava.Si chiese perchè ce l'avessero con lui.Proprio con lui.Strano come non si senta dolore mentre ti pestano.L'ufficiale in borghese era giovane, sulla trentina.Faceva finta d'esser lì per caso.Ma era l'unico in abiti civili in mezzo al branco blu.- Ragazzi, ascoltate bene, perchè ve lo dirò una volta sola.Questa è la nostra unica occasione.La città è in mano nostra.Chi ha da saldare qualche conto oggi lo può fare. -Parlava tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni, per celare il nervosismo.Migliaia di solini blu vagavano per le strade del centro in cerca di gente da picchiare.Ma non ce n'era.Dove erano i portuali?Dove erano gli studenti?Dov'erano Stella Rossa e Potere Operaio?Qualche pensionato al di fuori della mischia di strada assisteva al pattugliamento in forze.Qualcuno se la prese con la sede di qualche giornale.Le serrande dei bar colpevoli di esser frequentati dai picchiatori furono divelte ed i loro locali furono soggetti ad ampia ristrutturazione.Sotto i portici le scatole di cioccolatini calpestati tappezzavano il marciapiede. Ci fu anche chi fece affari: i forni e le panetterie non facevano altro che sfornare pagnotte rigonfie, schiaccia appena lievitata dalla fretta e pizza a chilometri. Anche i rivoltosi in uniforme mangiano. Ma la cosa che era importante era che pagavano.Pagavano quella città deficiente che campava di loro e che li rapinava dei loro scarsi soldi mensili.La gente li sbirciava dalle finestre.Lui sbirciava loro e le loro espressioni.Alcune erano feroci d'odio, altre allegre, alcune addirittura serene.I solini blu si muovevano in città come ladri che entrano in una casa abbandonata, per poi scoprire che i proprietari sono in casa, svegli, ma che sono ubriachi e non capiscono un accidenti di quel che succede in casa loro.Poi ti chiedi cosa ci stai a fare, in quella casa, e capisci che è tutta una questione d'adattamento.Ti devi adattare all'idea che c'è chi ti odia solo perchè hai una veste, o un colore diverso dal suo, o semplicemente perchè porti i capelli corti, oppure perchè parli una lingua differente, o sei un analfabeta, o hai il mal di denti, o cammini strano o porti i mocassini o ti manca un incisivo, o semplicemente perchè respiri.Devi adattarti all'idea.Non puoi essere amato da tutti.Ma non è detto che tutti ti debbano odiare.