Cuori disadorni

Baschi colorati


__..__- Pensaci ancora, Manrico.Che problemi hai?A Chiasso non controllano niente, te lo dico io.- l’uomo dal naso camuso sembrava molto sicuro di quello che mi stava dicendo.- Ma ancora non mi hai detto cosa contiene la borsa.Permetti ch’io abbia qualche dubbio? -- Non lo so nemmeno io.Meno se ne sa e meglio è.Credi che se lo sapessi non te lo direi? –Lo guardai negli occhiali neri.Mi aveva sempre disturbato non vedere le persone negli occhi.- Duecentomila lirette guadagnate alla svelta.Se ti dovessero chiedere i documenti, sei a posto.Se chiedono qual è il tuo bagaglio gli mostri la tua borsa e basta, ma mi raccomando, infila in uno scompartimento affollato e pieno di bagagli. -- Mettiamo che sia d’accordo.A Zurigo? -- Ti verranno a prendere alla stazione. –- E come mi riconosceranno? –Tolse dalla tasca del suo impermeabile inglese uno strano copricapo. - Indosserai questo. –- Ma cos’è?Uno scherzo? –- Guarda che è il vecchio basco da combat-ready di un  reggimento francese.Magari non te lo toglierai più, conoscendoti. – disse, sorridendo a trentadue denti.Era un basco verde oliva scuro  con un ponpon rosso al centro.  Lo guardai dentro.Aveva un etichetta famosa, nell’ambiente.Ed era parecchio usato.- Bello.E di sicuro poca gente andrebbe in giro con un basco come questo. – Me lo calzai, piegandolo sulla destra, ma ben orizzontale sulla fronte, proprio alla metà.L’uomo dal naso camuso continuava a sorridere.- Ti sta ch’è una meraviglia.Ci sembri nato dentro. -- Sembra un basco da bimbi scemi.Sei sicuro che è un combat-ready? –- Hai mai sentito parlare dei Marsouins? - - Certo che ne ho sentito parlare. – Capii la ragione del pompon rosso, che contraddistingueva il cappello dei marinai francesi e quindi anche dei Marsouins.   Mi tolsi il basco guardandomi intorno, meravigliandomi che nessuno stesse a sghignazzarmi dietro.- Per indossare un basco come questo voglio cinquantamilalire di più. – Lo fissai negli occhiali neri.Smise di ridere.- Guarda Manrico, che c’è chi è disposto a farsi una giratina in Svizzera anche per meno delle duecentomila lire.Io ho pensato a te perché so che sei a secco. – il suo accento milanese mi sfotteva e mi urtava.- Va bene, va bene.C’ho provato.Quando? -- Domattina.Col treno delle 11,30.A Zurigo intorno alle 15.Poi segui chi ti viene a prendere. -- La borsa? –-Te la porto io alla stazione.Tu aspettami al binario. -- E i soldi? –- Sempre alla stazione.Ma il biglietto te lo posso già dare.Tieni. – Tolse di tasca il cartoncino e lo posò sul tavolo.- Allora eri convinto che avrei accettato, eh? – mi rompeva essere così prevedibile.Accidenti ai soldi.- Se non fossi stato sicuro che tutto questo non sarà che una passeggiata, per te, non te l’avrei proposta.Lo so che hai famiglia. –A quelle parole mi adombrai.Famiglia.Responsabilità.Ed io che avrei dovuto essere con la mia famiglia, dov’ero?Cosa stava facendo mia moglie in quel momento?E mia figlia?Quanto era cresciuta dall’ultima volta che l’avevo vista?Bene.Quel viaggetto in Svizzera e poi a casa.Subito.Per non andarmene mai più.A costo di mangiare pane e cipolla.