Cuori disadorni

Camerati


Manrico non vuole offendere Rudolf, ma quel caffè proprio non riesce a berlo senza fare le boccacce.” Nobbuono?” sorride, Rudolf.Sul Thorens intanto gira un piacevole Santana.Un pappagallo dai colori sgargianti, alto un metro,in cima al suo trespolo, si pulisce  dai pidocchi a ritmo di samba infilando un becco mostruoso tra i verdi, i gialli e i rossi delle sue piume.Appese alle pareti ci sono fotografie in bianco e nero, con il biondo Rudolf  in mimetica sdrucita e mitraglietta nuova puntata al fotografo, attorniato da branchi di denti bianchissimi ed occhi luccicanti su facce nere come la notte.Sono tutti armati fino ai denti, anche se le loro uniformi si possono definire di ‘fantasia’.Sullo sfondo rottami d’esplosioni.E qualche cadavere in primo piano.Manrico indica le foto a Rudolf, il quale se ne parte ‘in solitario’ in una descrizione accurata, foto per foto.Poi resosi conto che Manrico non capisce un’acca di quel che gli sta  raccontando, va ad un armadietto, l’apre ed estrae un fascicolo che  appoggia sul tavolinetto in mezzo ai divani, invitandolo con un gesto ad aprirlo.Sono referenze, scritte in francese.Per il servizio prestato.La firma è di Rolf Steiner.Manrico guarda Rudolf incredulo.Chi l’avrebbe mai detto che quel biondaccio fosse stato della banda?In verità i migliori mercenari vengono dalla Svizzera,Quale altro paese al mondo ha un servizio militare di leva che dura praticamente tutta la vita?Ogni svizzero ha la sua uniforme ed il suo bel fucile in casa.Ogni anno il cittadino svizzero presta il suo mese di servizio militare.Capita di trovarli alla stazione ad aspettare il treno.I vecchi, coi moschetti, il kepì ed i pastrani.I giovani con le machine – gun, il basco e le mimetiche.E nessuna legge impedisce loro di prestare servizio in eserciti di altri paesi.Un italiano può essere sbattuto in galera, per quello che da noi è considerato reato.Ci sono altre strade, è ovvio.Nessuno in questo paese è ligio alle sue leggi, nemmeno chi le promulga e chi ha il dovere di farle rispettare.” Dobbiamo brindare “ salta sù, Manrico “ che ci beviamo?” e col pollice mima il gesto di chi beve.Gli occhi di Rudolf s’illuminano di ancora più azzurro ed agguanta una bottigliaccia nera con una prugna violacea in campo rosso.Ne versa una dose abbondante nella tazza di caffè ormai freddo di Manrico e nella sua.Le tazze vengono sbattute insieme ed i due bevono alla tedesca.Il fuoco si accende nella bocca e nella gola di Manrico, prima di incendiargli anche lo stomaco.Si lascia cadere su una poltrona e tenta di portare a termine il respiro interrotto.Mentre le prime lacrime sgorgano gentili a rinfrancare i suoi occhi, tenta di leggere i gradi dell’intruglio alcolico che ha appena finito di tentare di ucciderlo.Rudolf in piedi lo osserva sorridendo, con la testa un po’ di traverso, come un sommelier che sta aspettando il giudizio di un ospite all’assaggio d’un vinello.Non aveva mai bevuto una prunella a novanta gradi.Un’esperienza mistica, o quasi, visto che non sapeva più dov’era qualche parte del suo corpo.Riuscì ad articolare due parole.“ A Rolf Steiner .. ““ Ja! Rolf Steiner!”