voglia di farcela

l'italiano e il marocchino


Erano anni che le due sorelle non vedevano il loro padre, poi arrivò quel giorno e tutto per incanto sembrò tornare alla normalità, la classica famiglia riunita. Erano figlie di genitori separati. Si ritrovavano per l'affetto ricevuto e dato a quel padre che non vedevano da anni, troppi ormai e di cui non avevano un bel ricordo. Scoprirono che la famiglia era aumentata, oltre al loro padre, la sua donna e il loro fratello c'era anche lui, Sallah, un ragazzo semplice, statura media corporatura normale, un viso piacevole se non fosse stato deturpato da una malformazione alla dentatura, così sporgente da non permettergli di chiudere bene la bocca. Le visite al loro padre diventarono più frequenti. Sallah era sempre lì. Come ogni membro della casa del loro padre pure lui era una vittima del suo carattere aggressivo, manesco, anche lui come tutti subiva le sue violenze.Non solo… c'era pure lei, la donna del padre, una donnona cattiva sempre pronta a sparlare con tutti e di tutti. Provò anche con la più grande delle sorelle, ma scoprì, solo guardandola, che non era il caso di continuare quel tipo di conversazioni.La grande era fisicamente somigliantissima al padre, ma detestava tanta rassomiglianza, stesso carattere forte, stesso sguardo ma, diversamente da lui, con un cuore capace di amore.Quella donna, pur sapendo com'era il suo uomo, non faceva nulla per mantenere la serenità in casa, per evitare le violenze, prepotenze subite anche sulla sua persona. Lei apriva la bocca solo per umiliarlo, poco importava chi c'era davanti, faceva bene attenzione che in quel momento ci fosse lui, quel uomo che con solo lo sguardo faceva pregare Dio che tutto finisse in fretta!Lei prese di mira quel ragazzo.<<Sallah!>> diceva ad alta voce, mentre cucinava, senza nemmeno voltarsi per guardarlo in faccia, <<ti sei lavato le mani?>><<Lo sai che ti devi lavare le mani se ti siedi a tavola altrimenti Mario si arrabbia, e quando si arrabbia lo sai com'è fatto!>><<Sallah! sento puzza ti sei lavato?>><<Sallah! c'è da andare a prendere la legna!>><<Sallah! apparecchia la tavola, c'è da dare da mangiare ai polli… Sallah ricordati che domani devi tagliare l'erba, Sallah… Sallah!!>>Sempre solo Sallah!Sallah fai qui , Sallah, fai qua.Invece chiedeva nulla al figlio.Sembrava che il padre non avesse un figlio, il loro fratello, mai un ordine, mai una faccenda da sbrigare, eppure lavorava come Sallah nella ditta del padre, anche 12 ore il giorno come muratore. Sallah era il servo di quella donna. Ubbidiva, il suo sguardo il più delle volte era basso, lo alzava solo se ci si rivolgeva a lui. Allora si vedeva la paura di commettere un errore. Non solo, nel suo sguardo s’intravedeva l'amore che aveva per quelle persone, che l'avevano accolto in casa loro dopo averlo raccolto per strada. Uno schiavo per scelta, prigioniero della riconoscenza. L'amore che manifestava per il padre era commovente.Tutte le volte che le sorelle andavano a trovare il loro padre vedevano umiliazioni nei confronti di Sallah, botte, per aver detto una parola di troppo, per non aver svolto un compito.Le sorelle ricordavano bene il loro vissuto e se per caso se lo dimenticavano, bastava alzare gli occhi e guardare un regalo di un amico, appeso a muro, un oggetto che molte volte avevano sentito sulla loro pelle, appeso come un caro ricordo, una frusta. Ancora lì...Come dimenticare chi era il loro padre?Quel uomo dallo sguardo duro, che riempiva di botte o gridava così forte da congelare il sangue. Aveva anche il dono di dimenticare la cattiveria. Allora chiamava a sé... << dai vieni qua,lo sai che ti voglio bene>> diceva <<ma se mi fai arrabbiare...>>.La stessa cosa faceva con Sallah.Le sorelle in tutto quel orrore riuscivano a percepire quanto affetto c'era negli occhi di Sallah, che come vedeva quel uomo addolcirsi, scoppiava in lacrime rispondendogli: <<…anche io ti voglio bene, scusami non capiterà più!>>Una sensazione che provavano anche loro, si rivedevano in lui e si commuovevano come lui, perchè sapevano che bella sensazione si provava sentirselo dire, anche se poco prima avevano subito tanta crudeltà.Proprio vero, Sallah, era uno della famiglia: le stesse umiliazioni, stessa ferocia, stesso riscatto!Finché un giorno il padre accompagnando le figlie alla stazione, nel tragitto disse: <<Quando venite a trovarmi non c'è bisogno di dare tutti quei baci a Sallah!>>Certo quando andavano a trovare il padre, le due sorelle erano felici di vedere Sallah e lo salutavano come si saluta un amico, un fratello, lo baciavano sulla guancia, tre baci com’era consuetudine per la sua cultura. Lui mostrava di gradire quelle effusioni, e quando poteva, lontano dallo sguardo di quel uomo, faceva loro anche un sorriso, un bel sorriso, così bello che la sua deformazione non si notava. Dopo quelle parole le sorelle smisero di andare a trovare il padre e non baciarono più Sallah. Lo incontrarono a distanza di anni, quando il padre fu colto da un malore e andarono a trovarlo, era li in ospedale, era andato a fargli visita.Non viveva più con il loro padre e non lavorava più per lui.Viveva in una baracca e lavorava sotto altro padrone...Sallah finalmente non era più prigioniero della troppa gratitudine per quel uomo italiano.Le due sorelle ricorderanno con affetto Sallah, il ragazzo marocchino.Ricorderanno che nel suo sguardo hanno riconosciuto il loro sguardo… lo sguardo di chi ha vissuto con il demonio, un demonio italiano...Quel italiano era il loro padre.