la mia saliva
corre
lungo alla sua schiena
mentre lui si muove nel mio cesto di ossa
come un predatore
dentro
a
un nido usurpato.
così fa scempio di me,
di sè,
di quel pomeriggio balordo.
qui fuori c'è silenzio.
c'è silenzio su queste sedie vuote davanti a me,
c'è silenzio sul pavimento.
qui fuori potrei chiedere,
potrei chiedere a un dio di entrare nelle mani e di salvarmi.
solo una volta,
molto tempo fa ho chiesto ,
avavo capito che non ce l'avrei fatta e non potevo arrendermi.
ho intimato a un dio di autarmi
perchè
se la persona che amavo fosse andata via
con lei
sarebbero
morti
gli alberi,
i cani,
i fiumi,
e persino
le stelle.
e tutto quello
che di creato c'è.
io non so dove vanno le persone che se ne vanno.
ma so dove restano.
e ho lottato contro il dio distratto,
ho lottato a piene mani contro di lui,
che mi scacciava dai miei sogni,
mi buttava in un altro verso.
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 15:47
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