Tempeste di sale

O l'amore o la politica...


Catullo Carme 5                                                                                                  Viviamo davvero, mia Lesbia, e amiamoVivamus mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum seueriorum omnes unius aestimemus assis! soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit breuis lux,                                   5 nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa fecerimus,                                    10 conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus inuidere possit, cum tantum sciat esse basiorum.Carme di fondamentale importanza, il 5 del Liber catulliano, per saggiare, intorno alla tematica dell'amore, la novità delle posizioni dei poetae novi rispetto a quelle  del mos maiorum. L'amore è vissuto da Catullo come l'esperienza capitale della propria vita, capace di riempirla e di darle un senso. All'eros non è più riservato lo spazio marginale che gli accordava la morale tradizionale (come ad una debolezza giovanile, tollerabile purché non infrangesse certe limitazioni e convenienze soprattutto di ordine sociale), ma esso diventa centro dell'esistenza e valore primario, il solo in grado di risarcire la fugacità della vita umana (G.B.CONTE, Letteratura latina, Firenze, Le Monnier, 1987, p.118).Versi 1-3 A tutti i tradizionalisti (rappresentati nel carme dai senes severiores del v. 2) Catullo oppone la sua nuova filosofia della vita, condensata nell'equazione vivere uguale amare, e dichiarata con energia al v.1. Il poeta esorta la sua donna a vivere intensamente (vivo ha qui un significato più pieno e forte del solito) e ad amare. La vita, dunque, per Catullo coincide nella sua più vera essenza con la passione amorosa. Notevole è la disposizione dei due verbi all'inizio e alla fine del medesimo verso. Con la terza esortazione (aestimemus: v.3) Catullo invita a non tener conto (notate l'efficace accostamento omnes unius ad inizio di verso!) dei rimbrotti dei vecchi troppo severi (non vi sfugga la chiusa allitterante senum severiorum)di coloro, cioè, che, vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per un radicato conservatorismo morale, non riescono proprioa giustificare l'equazione vivere davvero uguale amare, definita dal poeta al v.1. Dunque la vera vita non è quella indicata dal mos maiorume spesa al servizio della comunità, nei ranghi della politica o in quelli dell'esercito, bensì quella al cui centro sta la relazione con la donna amata, vissuta con un'intensità tanto vera da non aver bisogno dei vincoli giuridici del matrimonio.