A.T.T.I.L.I.O.

Storie di talebani e di altri servi


Avevo deciso sul serio di tacere, i compagni più vicini a me, tra l'altro mi suggeriscono di essere "più istituzionale" se voglio ambire ad avere un qualche incarico di responsabilità all'interno del Pd.Ma io credo, ne sono fortemente convinto, che questa non sia l'ora della prudenza, della mediazione: se vogliamo salvare quel grande progetto chiamato Pd, questa è l'ora dei coraggiosi (da non confondersi con quelli di Rutelli).E allora scrivo. Quello che penso come al solito.Marrazzo ha cambiato due assessori. Entro un esponente dell'Idv (finora assente in giunta) al posto di uno del Pdci. E fin qui si tratta, come dire, di una semplice registrazione degli orientamenti elettorali. Poi cambia un esponente del Pd, Marco Di Stefano, con un altro esponente del Pd, Francesco Scalia. E scoppia il putiferio.L'ineffabile Mancini Claudio, assessore a un sacco di cose con un sacco di soldi da spendere, sale sulle barricate e se la prende con il segretario regionale del Pd, Roberto Morassut, reo a suo dire di cambiare una sorta di cambiale: i popolari l'hanno votato quando è stato eletto alla segreteria, quindi adesso hanno preteso l'entrata di un loro esponente di punta, già dirigente regionale della Margherita.E tutto questo, da qui lo scandalo denunciato da Mancini Claudio e ripreso da frattaglie varie del Pd, comprese alcune simpatiche forme di vita municipali, sarebbe stato deciso senza alcun pronunciamento di organismi dirigenti del Pd.A voler essere sprezzanti si potrebbe ricordare all'assessore, che per denunciare tale oscura manovra ha utilizzato una sala della Regione, pagata da tutti noi, che la giunta la decide il presidente della Regione Piero Marrazzo: se non è d'accordo con le sue scelte può sempre trarne le debite conseguenze e dimettersi. Tanto sempre consigliere regionale sarebbe, per il modico costo collettivo di circa 13.500 euro netti al mese.Ovviamente, sappiamo tutti che non è così: gli assessori li decidono i partiti. E ci mancherebbe altro, altrimenti che diamine ci stanno a fare. Il tema è come li decidono i partiti.Andiamo a vedere allora la storia recente della Regione. Al momento dell'elezione di Marrazzo, ci fu una bella riunione della direzione regionale dei Ds. L'allora segretario regionale, Michele Meta, fece una relazione impegnata, elencando i criteri che sarebbero stati usati per indicare gli assessori in quota Ds. Parlò più che altro delle deleghe che i Ds chiedevano.Poi Marrazzo ha fatto vari rimpasti, il primo riguarda proprio il prode Mancini Claudio. Succede che dopo un aspro scontro, all'ultimo congresso dei Ds, Mancini e i suoi accoliti ( i cosiddetti talebani) votano Mario Ciarla come segretario romano e Nicola Zingaretti al regionale. Pochi giorni dopo, ma in quell'occasione non ci fu certamente nessun accordo di scambio, Mancini Claudio fu promosso da presidente della commissione Bilancio ad assessore al Turismo, innovazione ecc. ecc.All'epoca facevo parte della direzione regionale dei Ds. Non mi risulta che ci fu una direzione che votò tale scelta.Altro episodio significativo. Pochi mesi fa, Marrazzo fa fuori l'assessore alla Sanità, Augusto Battaglia. Non mi risulta che tale decisione sia stata presa dalla direzione regionale del Pd.Ancora: dopo le elezioni municipali vengono nominati assessori, in alcuni casi si cambiano addirittura le coalizioni. Quale organismo di partito ha deciso tutto questo?In tutte queste occasioni, il sottoscritto è stato fra quelli che hanno protestato. Mi hanno preso per matto, per un pericoloso guastatore. Il principio è semplice: applicare sempre la democrazia all'interno dei partiti, a maggior ragione nel nostro che si chiama democratico.Però questo principio deve valere sempre, mica soltanto quando toccano gli interessi di Mancini Claudio e frattaglie al seguito.Altrimenti, come si dice a Roma, viene da pensare che uno c'è andato in puzza. E mica sta tanto bene.Per quanto riguarda le simpatiche forme di vita municipali, che ieri prima hanno sparato ad alzo zero su Morassut e Marrazzo, salvo poi smentire frettolosamente (almeno la parte su Marrazzo), non abbiamo più parole: uno le palle o ce l'ha oppure è servo. Non è colpa loro, sono proprio fatti così: razza di servi buoni soltanto a fare i lacché dei loro padroncini, i quali, a loro volta, in questa occasione hanno pensato bene di starsene zitti e buoni senza prendere posizione. Porelli, ancora non hanno capito chi sarà a vincere in questo scontro. Del resto, tale servo, tale padrone. A vedere tale scoraggiante panorama, c'è da pensare che Morassut stia procedendo sulla strada giusta. Quella della pulizia. Vai Robe'... senza paura.A.T.T.I.L.I.O.