A.T.T.I.L.I.O.

Quattromilioniquattrocentosedicimila seicentosettantasei


4.416.676. Sono i voti che il Pd ha preso in meno questa volta rispetto alle politiche dell'anno scorso. Se vediamo la distribuzione territoriale dei voti ci rendiamo conto quando il Pd regga soltanto in quelle che una volta venivano chiamate Regioni rosse. E anche lì si regge appena. In Emilia la lega sfonda la barriera che la vedeva da sempre confinata nelle Regioni del Nord. Prende voti anche in Toscana, perfino alle amministrative, segno di un radicamento che cresce. Segno che può spendere candidati credibili, che conoscono il territorio. Prende perfino un seggio alle europee nella circoscrizione Italia centrale. Mai successo prima. Il Pdl è primo partito nelle Marche, in Umbria. Nel Lazio se sommiamo i voti di Pd, Idv e Udc (sempre che siano sommabili) non arriviamo alla somma dei voti del Pd.A Roma il Partito democratico perde quasi il 9 e mezzo per cento dei voti rispetto alle politiche. Nel Lazio quasi il 7.E poi c'è quella cifra lì che fa paura.  4.416.676. Una volta le vittorie e le sconfitte, prima che sulle percentuali, si valutavano sulla quella cifra lì, quella dei voti assoluti. Perché ti danno una percezione netta: quella cifra ti dice quante persone in più o in meno hai convinto, non la percentuale di quelle che sono andate a votare. E' importante perché l'astensionismo è un altro sintomo di sfiducia che ha penalizzato molto il Pd. La Lega, tanto per dire, non ha risentito dell'astensionismo.A Roma, vexata questio, perdiamo 287.110 voti. Vale a dire che il 41 per cento delle 690.340 persone che ci aveva scelto un anno fa non ha rinnovato la sua fiducia al Partito democratico.Perdo un attimo per rispondere a chi dice che il confronto non si può fare con le politiche di un anno fa perché allora c'era il voto utile. C'era anche adesso. Sapevano tutti che né Sinistra e Libertà né Rifondazione avrebbero raggiunto la soglia del 4 per cento utile a prendere seggi. Né ci si può appellare alla presenza in lista dei radicali, un anno fa. Fino a ieri eravamo tutti concordi nel dire che i Radicali non ci avevano portato un voto, perché il loro è in gran parte un voto di opinione. Anzi, quelli che adesso per alleviare la portata della sconfitta si appellano a Pannella e Bonino, erano quelli che fino a qualche giorno fa ci spiegavano che la presenza dei radicali in lista aveva allontanato dal Pd buona parte del voto cattolico.Né si può dire che i sondaggi fino a poco tempo fa ci davano al 21 per cento. E' falso. Sappiamo tutti che i sondaggi ci hanno dato sempre intorno al 25 per cento, salvo che in un periodo ben preciso: dopo le dimissioni di Veltroni, quando precipitammo al 22 per cento.Ora sia ben chiaro, sono tra quelli che credevano e che credono ancora nel progetto del Partito democratico. In quello illustrato da Veltroni (non è una parolaccia si può dire anche due volte nella stessa nota). A quel progetto hanno dato fiducia 12.424.530 italiani. Poi di quel progetto si sono perse le tracce.Un anno fa ci dicemmo che quel 33,2 per cento era la base da cui ripartire per costruire un progetto diverso per l'Italia. Adesso la base è diventata il 26,1 per cento.Il problema è come e quando ripartire. Come tornare in campo davvero, come essere percepiti come un'alternativa credibile per governare il Paese.Apro una parentesi, davvero a forza, sulla questione delle preferenze e di chi ha vinto o meno fra le correnti romane. Abbiamo scoperto che la somma fra rutellidi, talebani e lettiani (di stefano non va dimenticato) con qualche accordo locale con i popolari della Costa, pesa di più dei bettinidi, che da soli sostenevano la coppia Cioffredi - De Angelis. Complimenti. Intorno a noi crolla tutto, ma noi pensiamo a contarci fra di noi. Cosa sacrosanta, sia chiaro, ma quando avviene su opzioni politiche diverse, su progetti politici. E invece, secondo i nostri amici democratici, si si conta alle elezioni. Quando l'avversario dovrebbe essere fuori dal partito. Mi spiegate come si può sostenere l'alleanza fra talebani e rutellidi che hanno due visioni opposte sul Pd? Misteri democratici.Anche in questa situazione, comunque, nel Lazio De Angelis, il candidato che fra i due era stato designato a essere eletto, prende sostanzialmente lo stesso numero di preferenze della coppia di fatto Milana Gualtieri. A Roma, a guardare le preferenze i bettinidi da soli rappresentano circa il 35 per cento del Pd. Ma interessa davvero a qualcuno 'sto giochetto?  A me francamente no. Vorrei poter tornare a parlare del PD che voglio contribuire a costruire, ripartendo dal basso.Primo punto: 1) azzeramento della classe dirigente dalle federazioni in su2) dare centralità ai circoli, oggi semplice cinghia di trasmissione delle correnti3) per fare questo serve un congresso vero, dove non si contano le persone, ma si confrontano opzioni politiche alternative.Questo volevo dire. E adesso sosteniamo i democratici impegnati in ballottaggi importanti.