Signori si nasce.

I fans e la bottiglia.


Una delle frasi più fatte che ci siano è "i veri amici si vedono nel momento del bisogno", dove con "bisogno" non ci si riferisce ovviamente a delle impellenti necessità fisiologiche. E' vero. E' una delle frasi più fatte che esistano nell'ormai sterminato universo degli pseudoaforismi o dei luoghi comuni. Pur tuttavia, tutto sommato sono d'accordo. Questo non è un periodo ottimale per lo stato d'animo del sottoscritto. No non lo è affatto. Tutt'altro. A volte, spesso, troppo spesso mi illudo di poter far fronte alle nuove difficoltà senza fare troppa fatica. Sai che i tuoi amici sono lì e non hai paura. Pensi di farcela come se una salita in più o una in meno non possa aumentare il macigno che già pesa. Ma poi in alcuni istanti ti accorgi che non basta che siano lì. Ti accorgi che hai bisogno di una loro pacca sulla spalla. Di una loro parola. Speri che qualcuno di loro si renda conto che il peso comincia a pesarti e che una semplice pacca può alleviarne il dolore. Proprio mentre la salita si fa più nemica ti accorgi che hai bisogno di una mano. E allora in quel momento ti senti come un ciclista che, in forte ritardo dal gruppo di testa, tenta disperatamente di proseguire la scalata solitaria verso la vetta, sudato e stremato, sperando sempre più vivamente che un qualche suo fan tra la folla sbuchi fuori da qualche angolo e accorra in suo aiuto porgendogli dell'acqua. Ed ecco che tu tra la fatica della salita riesci a malapena a voltarti tra la folla e ti accorgi che i tuoi fans non sono poi così tanti. Anzi, riesci a contarli sulle dita di una mano. Riesci a contarli nonostante la fatica, il dolore, la salita. Li conti. Fai in fretta a contarli. Ti soffermi su di loro. Subito emergono dalla folla e ti raggiungono fin sulla strada per porgerti dell'acqua. Sanno che ne hai bisogno dal tuo sguardo. Senza che tu gliela chieda. Ti corrono dietro per un tratto di salita. Senza farsi vedere dagli altri ti danno qualche spinta per allegerire la tua andatura pesante. Ti gridano senza parlare parole di incoraggiamento. E tu allora li osservi e pensi che la salita non è poi così nemica. Anzi. Sorridi a loro e sorridi anche alla salita. E la sfidi quasi. Lei è sola e tu invece no. Ora sai che la puoi vincere. I tuoi alleati sono pochi. Pochi ma buoni si usa dire. Ottimi direi io. La salita lo sa. Adesso ti teme. Il sudore comincia a scemare e a trasformarsi in forza prima forse svanita. Ma in realtà solamente dimenticata. Sopraffatta dal dolore. Non quello della salita. Quello della mancanza d'acqua. Ora devi raggiungere il traguardo. Non importa in che posizione. Devi farlo anche per loro. Poi potrai dedicare la vittoria a loro. A loro e anche a quelli che si sono assentati quel giorno su quell'arduo ed ermo colle. In fondo forse per loro non era poi così necessario passarti quella bottiglia d'acqua. Dovevano riempire la propria. Ancora una volta. Ma tu dedicherai anche a loro il tuo arrivo in vetta. Ma saprai che non hanno vinto con te insieme ai fans che hai incontrato sulla salita. Ecco. E' così che a volte ti senti. Come quel ciclista in fuga su quella salita ardua e silenziosa.  Ti illudi che gli amici che hai creduto tali tutti i giorni siano tutti come i fans della collina. Ma poi scopri che solo pochi lo sono in realtà. Ti illudi che un fan sappia accorgersi che hai bisogno di quella bottiglia solo dal tuo sguardo. Solo dal tuo silenzio. Solo pochi sanno ascoltare il tuo silenzio. Ti illudi e ti disilludi. Ma impari. Impari tanto. E ti tieni stretto al cuore quelli che c'erano e ci sono sempre. Anche quando non ci sono tratti in discesa o di vento a favore. Impari e cresci. Ci stai male, sì. Ma ti tieni ancor più stretti al cuore i tuoi pochi fans. I tuoi veri fans. E ne sei fiero. E felice. E puoi continuare a raggiungere il traguardo. Proseguendo la salita. Ma stavolta con passo più agile. La salita è meno nemica.