Signori si nasce.

Un attimo di magica nostalgia.


E’ vero, il modo peggiore di sentire la mancanza di una persona è averla accanto sapendo che non l’avrai mai. E quindi sei impotente. Impotente di fronte a lei, di fronte al tempo che passa o non passa. Che passa portando via con sé lei insieme con quel senso doloroso di malinconia. Che non passa facendo restare lei accanto a te insieme a quel senso doloroso di malinconia. E poi quando quel momento terribilmente magico se ne va arriva il rimpianto. Misto ad un senso di sollievo. Ed ecco che sei più sereno come dopo aver superato per un soffio un grosso pericolo. Ma è un sereno solo apparente perché subito offuscato da mille nubi grigie. Di un grigio indefinito. Indefinito come il tuo stato d’animo oppresso e indeciso su cosa provare. Il grigio prende il sopravvento e quasi rimpiangi quel momento terribilmente magico pieno di nostalgia e di voglia che il tempo scorra per scacciarlo. Ti fermi a guardare fuori dalla finestra senza osservare nulla di quello che passa dinanzi a te. La tua mente vaga e interroga la tua anima e il tuo cuore interroga la tua mente nebbiosa e sicura. Che finge di esser sicura. Vorresti riavvolgere il nastro di quell’attimo che se n’è appena andato e cambiarne il contenuto. Vorresti che il finale fosse diverso o non ci fosse. Vorresti che quel momento non ci fosse mai stato così non ci sarebbe nemmeno quello successivo pieno di nubi e di finta certezza. Ma quel tempo è andato. Anche stavolta. Come altre volte. E’ giusto così? Rispondi esitando di si. Ma chi è che risponde? Di certo non il tuo cuore. Un pò la mente. Nonostante mille nubi la mente risponde di sì ma non è più sicura. Vacilla e il cuore quasi l’opprime. L’incalza. Come in un terzo grado vuole costringere la mente a confessare quello che il cuore sa e che non riesce a dire. Il cuore tace e affida le parole che le nebbie del raziocinio celano. Dietro alla finestra mentre continui a non osservare nulla di ciò che accade fuori ripensi a quell’istante di nostalgia serena. Preghi di non dover più vivere un momento di serenità così triste. E ti chiedi cosa sia davvero la serenità? Il nome non evoca certo nulla di spiacevole. Ma forse a volte la serenità assume anche questo colore grigio. Forse a volte va presa così come viene. Non puoi cambiarne il colore. Grigio sia. Anche se non è del tutto giusto. Ma in fondo quante cose lo sono. Quante. Non ne ricordo molte di cose giuste. L’attimo è andato. Speri. Speri e lasci la finestra senza ricordare nulla di quello che non hai osservato fuori di essa. E poi affidi quelle parole del cuore taciute ad un vento invisibile. Le affidi ad un destinatario indefinito. Indefinito come il grigio di quelle nubi. Le batti su dei tasti quasi a cercare un ascoltatore immaginario che sappia comprendere quant’è arduo quel momento di nostalgia serena. Le batti su dei tasti ascoltando la canzone che ritieni più adatta alle sensazioni di quell’istante terribilmente magico. E le affidi ad un vento invisibile. E poi provi a tornare nella realtà che c’era prima di quel momento, provi a tornare da osservare cosa accade davvero fuori dalla finestra.