Webbo's land

L'esame....


Millenovecentoottantasei. Giugno. Praticamente era questo periodo.Ventidue anni. Mica uno. Eppure mi sembra che sia passato poco tempo. Vebbè....Dicevo, millenovecentoottantasei. In questo periodo stavo facendo pur'io l'esame di maturità. Più o meno verso quest'ora (mi pare), stavo per uscire di casa ed andare verso la scuola. Davanti all'ingresso c'era un bel po' di gente, tutti quelli che dovevano fare l'esame. Agitazione estrema diffusa, gente che si lamentava di non sentirsi pronta, di non aver dormito, di essere preoccupata. Qualcuno che sfumacchiava una sigaretta giusto per allentare la tensione. Qualcuno aveva gli occhi arrossati, come se avesse realmente dormito poco, oppure perchè il nervosismo l'aveva portato ad una crisi di pianto. Tutti agitati, quindi, tutti in tensione, tutti che aspettavano di essere portati al patibolo, in preda al nervosismo.Beh, tutti no. Io ero di una tranquillità estrema. Avevo dormito regolarmente, ero tranquillo, come se non toccasse nemmeno a me. Tanto era da fare, l'esame, era totalmente inutile stare a preoccuparsi. Era uno spreco di energie, e basta.Così, mentre tutti cercavano di scambiarsi idee su quelle che potevano essere le tracce dei temi d'italiano, affermando di essere terrorizzati, io me ne stavo a ridacchiare, imitando i più nevrotici. E all'apertura del portone, mentre tutti si precipitavano a prendere i posti "migliori" (ma quali sono i posti migliori?), io entravo con la massima tranquillità.E dopo la sistemazione, le tracce. Facce preoccupate, facce agonizzanti alla scoperta che le tracce erano differenti da quelle che si vociferavano nei giorni precedenti. Inizio della prova, Ore 9:15. Durata: 6 ore. Ed il sottoscritto che dopo due ore si alza, e con il compito in mano va verso la cattedra, a consegnare il tutto. Con i compagni che mi dicevano di aspettare, di non consegnare ancora, ed i commissari che erano increduli e pensavano che stessi riconsegnando un foglio in bianco. Ma avevo finito, avevo scritto quel che avevo da scrivere, che ci stavo a fare ancora lì?Stesse scene il giorno dopo, per la prova scritta di ragioneria. Ancora gente più sconvolta, qualcuno che ripassava gli appunti, altri che studiavano il modi di nascondere bigliettini, altri che si accordavano per scambiarsi aiuti. Stessa corsa a prendere i posti, stesso inizio della prova, stessa durata. E stessa mia uscita dopo un paio d'ore, con i commissari stavolta già preparati.Son passati ventidueanni. L'esame lo rifarei tranquillamente altre volte, e sempre allo stesso modo. Capisco che si possa essere agitati, capisco che non ci si possa sentire pronti. Forse sono stato io fuori dalla norma, a non sentire l'agitazione. Ma tanto doveva essere fatto: che cosa cambia ad agitarsi?E voi, quando avete fatto il vostro esame, come l'avete affrontato?