Note a margine
A volte di vince, a volte si perde ma la lotta è sempre impari
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«Io non sono quello che tu vuoi,
io sono quello di cui tu hai bisogno»
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Oggi sono stato al cimitero a trovare le mie persone care e sono stato a trovare anche Massimo per un saluto
Ricordo che su un altro blog, qualche tempo fa, gli dedicai un post
Quello di oggi.
...
M.C. 1965 - 2006
Nei giorni scorsi ero in un cimitero a trovare una persona cara.
Mentre ero li mi sei venuto in mente tu.
Ti ho cercato e dopo un po' ti ho ritrovato
La tua fotografia era li, solo due date, un sorriso triste, i tuoi occhi azzurri e i capelli lunghissimi a cui tenevi tanto e che curavi con pazienza.
Te ne andasti un giorno di primavera di qualche anno fa.
Quel giorno ti stordisti di porcherie per trovare il coraggio di lasciarti scivolare via.
Qualcuno ti ritrovò qualche giorno dopo, tra gli scogli, tra le alghe sporche portate dal mare dentro la risacca della notte precedente.
Nessun biglietto, nessun rumore.
Te ne andasti così, in quel silenzio che da sempre ti aveva accompagnato.
Eravamo amici, i nostri genitori si frequentavano.
Tua madre da quel giorno ha cambiato città.
Tuo padre se n'era già andato pochi anni prima fulminato da quel male che qualche anno dopo fa si portò via anche il mio.
Quattro coglioni, uomini e donne, gente miserabile che ti aveva sempre deriso restarono immutoliti per l'imbarazzo.
Ma la loro vergogna no, quella non ci fu.
Non ci fu mai.
Ogni vita vale quanto quella di chiunque altro
E' sempre pericoloso giocare con la vita degli altri quando non si sa cosa c'è dietro, cosa c'è dentro, e cercare di spezzarla perché non assomiglia alla nostra e non rientra nei nostri criteri ed in quello che si pensa possa essere giusto o sbagliato "essere".
E' pericoloso e nessuno si può permettere di farlo.
Lo hanno fatto con Massimo, con la lucida coscienza di chi, sopravvivendo alle proprie miserie non trovava altro da fare che disintegrare la sua continua fatica ad accettarsi di ritrovarsi dentro a un corpo che non aveva mai sentito suo.
Noi non possiamo mai sapere quale sia il "punto di rottura" di chi ci sta davanti, non lo sappiamo mai se non quando è troppo tardi.
E quando è troppo tardi, fare finta che nulla sia successo, le false e imbarazzanti condoglianze alla famiglia dopo il funerale, dirsi l'un l'altro in una sorta di penoso autoassolvimento che lui aveva solo capito male e che in fondo lo consideravano un amico, non servono a niente, solo a lavarsi la coscienza illudendosi che basti così poco perchè non ritorni la vergogna quando ci si guarda allo specchio.
Noi non sappiamo mai niente degli altri.
"Si crede di sapere", "si pretende di sapere" cosa passa per la testa di un uomo, ma non si sa nulla.
E nessuno sapeva cosa passava per la testa di Massimo
Non sapevano nulla, solo quanto miserabili erano, quello per me dovevano sapere.
Nient'altro.
Degli altri non sappiamo niente se non solo quello che vogliono mostrarci
Di quello che con la nostra superficialità andiamo a spezzare dentro il cuore di un uomo, il suo "punto di rottura" noi non lo sappiamo mai
Lo sapremo solo quando è troppo tardi
E per lui, per Massimo, quel giorno, era già troppo tardi.
Asharm
Forgive me
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