WestSide

Ciao MykDee!


“Ciao MykDee” mi salutava lei.“Ciao” rispondevo io, non riuscendo a pronunciare il suo nome di fronte a lei.“Come stai?” mi chiedeva con quegli occhi azzurri.“Abbastanza bene” rispondevo ogni volta, abbassando lo sguardo “E tu? Tu, come stai?” chiedevo cercando di scappare con la mente.“Bene grazie” rispondeva. Ogni volta.“Sai, tu sei la ragazza più bella che abbia mai visto e incontrato. I tuoi occhi sono come perle che mi fanno perdere la testa non appena ti guardo. Il tuo profumo lo sento nell’aria ogni volta che penso a te, e mi inonda l’anima di pace e serenità. I tuoi capelli biondi che delicatamente ti pettini ogni volta che ti sembra di essere in disordine, sono come quelle spighe che crescono rigogliose nelle campagne attorno a casa mia. E tra quelle spighe con te io vorrei rotolarmici, e sussurrarti dolci parole, e accarezzarti il viso con le gote rosse, e guardarti dritto negli occhi, e finalmente non mi perderei perché le tue mani e la tua voce mi guideranno. Perché tra quelle spighe è facile perdersi ma se tu sarai con me allora no, no che non smarrirò la via. Non mi perderò e non ci perderemo se tu sarai al mio fianco. Se io sarò al tuo fianco. Ti prometto questo: non lascerò che ti perda, anche con quel poco che so, non permetterò a niente e a nessuno di dividerci, nessuna distanza tra noi sarà abbastanza grande da poterci separare. E magari una sera d’estate passeggiando tra le strade deserte della città, ci siederemo su quella panchina di fronte alla fontana. Guardando il cielo rosso divenire prima viola, poi lentamente sfumare in un blu scuro e vedremo apparire le prime stelle. E poi verrà la sera, e le finestre che danno sulla piazza piano piano cominceranno a chiudersi, lasciando questo mondo a noi. E noi saremo lì quando calerà la notte e le stelle brilleranno alte nel cielo d’estate. E pur non sapendone molto ti mostrerò il Cigno, ti dirò che quella stella in realtà sono due, una rossa e una blu. Una vecchia e una giovane. Ciascuna con delle caratteristiche che la rendono unica e che magari da sole non sono poi sto granché. Ma ecco che quando stanno assieme tutto sembra più bello, in armonia, sembra che assieme quelle due stelle siano fatte per orbitare l’una accanto all’altra. E quella sera ci sarà anche la Luna. Ma non piena, sarà una Luna crescente diciamo tre quarti di Luna. Allora quando saremo rimasti solo io e te, le stelle e la Luna te lo dirò. Ti dirò che non riesco ad immaginarmi senza di te. Dirò che sei la prima cosa a cui penso non appena la mattina apro gli occhi svegliandomi, e questo pensiero mi dà la forza di alzarmi e venire scuola. E finalmente vederti lì, fra le tue amiche. E tu mi saluti, ma io non riesco a guardarti negli occhi perché mi tremerebbero le parole se lo facessi. Così tu pensi che non me ne importa niente di te. E invece non appena suona la campanella dell’una e un quarto e ci si saluta per recarci a casa, io penso a te. E penso che sarà dura arrivare a casa e dover aspettare fino a domani per rivederti. E la sera prima di addormentarmi sei tu l’ultimo pensiero, sei tu che saluto dentro di me, augurandoti una buona notte. Ti dirò che se accetterai di stare con me, non ti lascerò mai, te lo prometto. Dirò forse che il tuo nome mi sembra il più bello e il suono che ne viene fuori quando lo si pronuncia è meraviglioso, è qualcosa di unico. Allora ti spiegherò perché in tre anni ho pronunciato il tuo nome solo poche volte: non volevo che perdesse di significato. Non volevo che lo sentissero gli altri. Perché gli altri non sentono quella melodia. Gli altri non sentono quello che sento io. Gli altri non meritano di pronunciare il tuo nome. Io non sono come gli altri che ti guardano solo il fondoschiena e trascurano il resto. Io ti voglio bene davvero. Forse, seduto su quella panchina, avrei potuto dirti qualcosa di più, avrei potuto parlarti ancora per ore ed ore, ma adesso non c’è più tempo: è suonata la campanella, la senti? Dobbiamo andare a lezione.”Giugno 1998