PENSIERI E PAROLE

La destra e la sinistra


La differenza, tra destra e sinistra, come Lei ben sa, ha radici storiche profonde ed è collocabile in seno al pensiero europeo, tanto che in altre civiltà ha connotati cosi’ sbiaditi da poter apparire insignificante essendo là la contrapposizione sociale fondata su elementi dinastici o religiosi e quindi estranea anche al pensiero politico. Questa annotazione induce già ad una riflessione sull’attualità, o meno, e sulla forza, che ancora puo’ conservare, la contrapposizione del pensiero politico in Europa, oggi, alla luce delle recenti, forti, mutazioni della composizione della società sotto le spinte dei flussi migratori e della globalizzazione in atto, che noi, intendo quelli fino alla nostra generazione, vedono come un elemento di estraneità che si è innestato nella propria storia personale, ma i pià giovani, ed i piccoli a maggior ragione, intendono come parte integrante della loro storia di crescita personale.Vi è, nella sostanza, nella riconduzione di ognuno, fino, indicativamente, alla mia generazione, al pensiero politico e filosofico europeo, un concetto di identità che si ritrova o che, per meglio dire, si ritrovava, poiché tale identità, oramai è stata fortemente compromessa dalle mutazioni del quadro geopolitica europeo, a partire, forse, prima di tutto, dallo stravolgimento dell’impalcatura degli Stati Sovrani per mezzo del Trattato di Maastricht, che di fatto ha  accelerato l’integrazione europea a livello politico, monetario ed istituzionale, ma, parimenti, annullando o riducendo fortemente le differenze tra gli Stati Europei e depotenziandone anche le leve dell’agire politico, ha sottratto alla discussione sulla contrapposizione tra pensiero mercantilista e pensiero socialdemocratico, ogni termine di paragone, cosicché nei fatti, la “rivoluzione” si è imposta, pacificamente, tramite un referendum e, da allora, i partiti, cosi’ come li conoscevamo, ed anche il loro pensiero, l’idea a cui si ispiravano, sono stati seppelliti, o quantomeno superati, dal “fatto compiuto”.Se questo è l’assunto, allora, siamo di fronte alla necessità di distruggere un pensiero, quello mercantilista e quello socialdemocratico, che finora avevano rappresentato il punto di riferimento astratto di larga parte della rappresentanza politica e della base che essa rappresentava, ed è in questo spazio che si inserisce l’idea “tremontiana” di ricondurre il pensiero europeo alle proprie origini giudaico cristiane, dando cosi’ implicatamente per scontata l’assenza di altri punti di riferimento del pensiero politico/filosofico e cosi’ decretando la morte delle ragioni mercantiliste da un lato e socialdemocratiche dall’altro.Si affaccia cioè uno scenario nuovo dove competono da un lato il “pensiero unico” del capitalismo interplanetario senza volto e dall’altro quello di stampo americano, privo di radici, che si aggrappa, in assenza di altro, al “Dio, patria e famiglia”, in un confronto, pero’, che non è leale e simmetrico in quanto non è confronto ma convivenza e sostegno del secondo a beneficio del primo e che, per quanto ci riguarda, ci risulta anche fortemente estraneo e rinnega totalmente la tradizione del pensiero europeo, riportandoci, così, ad un periodo antecedente la secolarizzazione, in  una sorta di Medio Evo moderno che convive e si scontra sotteraneamente con il residuo del pensiero classico europeo oramai rappresentato da partiti che ricalcano solo le ombre di chi li guida: senza idee, senza radici e senza avanguardia di pensiero, identificati malamente nella loro provvisoria guida, e personalizzati fino al ridicolo.Di fronte a questa nuova arena che si sta delineando, pero’, la gran parte del pubblico assiste smarrita e sorpresa ad un confronto che non comprende e le è estraneo, ed invoca, sottovoce, finora, la riesumazione di un pensiero conosciuto.Il dramma che stiamo vivendo sta tutto in questa frattura che alimenta un dibattito senza senso, o che, almeno, così appare ai più.Il mondo islamico ha unificato il pensiero collettivo accogliendolo sotto l’egida della religione; l’america in quella dell’indipendenza e della “libertà”.In questi due “mondi” il nemico non è mai stato interno alla collettività ma necessariamente esterno ad essa (l’America per l’islam, il comunismo prima e l’islam adesso, per l’America), e determina atteggiamenti collettivi che sfociano nel fanatismo religioso o nel comportamentismo americano, ed, entrambi, sono stati finora assolutamente estranei all’agire del vecchio continente.Nel pensiero europeo, invece - così come si è formato dal 1500, con il mercantilismo prima, il razionalismo del ‘600, la Rivoluzione Francese nel secolo successivo ed il pensiero socialista sempre nel 1800 -, le contraddizioni interne alla società sono state identificate in essa muovendo dalle ragioni dell’una o dell’altra parte politico/filosofica e sociale, e cosi’ si è strutturato il pensiero collettivo negli ultimi quattro secoli di storia e tali contrapposizioni hanno progressivamente emarginato dalla discussione la dominante religiosa a vantaggio dello spazio politico e filosofico.A questo punto credo non occorra andare oltre nel ragionamento per concludere, che, ritenendo improbabile una nuova restaurazione religiosa, il pericolo che stiamo correndo, adesso, è quello rappresentato dall’assenza, nel dibattito politico, di ogni riferimento culturale così come storicamente eravamo abituati ad avere; un’assenza che rischia di minare le fondamenta della stabilità politica o un’abdicazione della politica, già ora ridotta a discutere di temi che non vanno oltre l’immediato.                    Ecco perché è importante conoscere la differenza tra destra e sinistra ed è importante, soprattutto, che essa ci sia, e che sia anche chiara.