PENSIERI E PAROLE

Tratto da "La Repubblica" di oggi, a onferma del mio post di ottobre


Silvio Berlusconi vuole cambiare nome al suo partito. Starebbe pensando a un puro e semplice “Italia”, che altro non sarebbe che la naturale evoluzione della sua idea azzurrina della politica.Ma il Cavaliere, come capita spesso nella storia dei paesi in crisi di rappresentanza, è assieme il motore e il riflesso  del proprio tempo.In poco più di quindici anni il vocabolario della nostra vita pubblica si è fatto sempre più generico. Da “comunismo”, “socialismo”, “democrazia”, “socialdemocrazia”, “repubblica”, “liberalismo”, siamo passati a “Italia”, “Libertà”, “Nord”, “Futuro”, “Ulivo”, “Centro”, “Valori”.Questo è il vero – e forse unico – cambiamento della Seconda Repubblica. Che non ha portato governabilità né nuova moralità, ma ci ha consegnato una lingua surreale e al fondo totalitaria, che dissolve i contenuti in una forma sempre più vuota di senso, e promettendo di ordinare la complessità vuole invece frantumare il sistema.Un vocabolario nebuloso e senza più la responsabilità dei suoi contenuti, esattamente come il potere che rappresenta.  Indirizzo